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Peru 2010 — BrianzaTour

23/08/2010 - Peru 2010

Fred
Eccoci qui a raccontare il nostro viaggio, forse questa volta potremo chiamarlo anche spedizione, anche se il termine mi fa venire in mente sempre la DHL.
Vado a mo' di diario e metterò anche indicazioni precise sui 2 fiumi fatti per le generazioni future…

Il viaggio inizia venerdì 23 luglio pomeriggio: partecipanti previsti e confermati fino 24 ore prima della partenza : 5.
Guido e Stanga daranno forfait all'ultimo momento per loro problemi ai loro cari. Ci spiace tanto per loro.
Fortunatamente il biglietto è assicurato e sabato mattina ci ritroviamo in 3 : Marco Merini, Stefano Spigno ed il sottoscritto.

Sabato 24/7
Partiamo da Arenzano ed andiamo verso Fiumicino, siamo in camper in quanto dovevamo essere in 5 e forse avremmo portato le canoe.
A Fiumicino scopriamo che la franchigia del bagaglio è 20 kg a testa con un pezzo cadauno, morale 60 € in più per le pagaie, che non ci faremo rapinare al ritorno raggruppando le borse.
Giungiamo a Madrid in serata ed andiamo all'hotel prenotato vicinissimo all'aeroporto.

Domenica 25/7
Partenza per Lima e dopo 11,20 ore arrivo nella capitale per le 19. Clima meteorologico irreale, siamo al tropico ma qui la temperatura media annuale è 18,5-19°, causa corrente antartica la città è quasi sempre coperta da nuvole ma piove solo 7 mm all'anno. Quindi città grigia, umida, e con quel velo di polvere tipico di dove non piove mai. Eppure è una metropoli da 8 milioni di abitanti.
Proviamo ad informarci per andare ad Arequipa… 1.025 km… 15 ore di autobus e a causa di una festa nazionale i mezzi sembrano belli full booked. Optiamo per un volo abbastanza economico per la mattina successiva.

Lunedì 26/7
Arriviamo ad Arequipa per le 15,00 e ci dirigiamo verso l'ufficio di Vellutino, il tipo delle canoe. Ci accoglie la sorella che ci mostra le 4 canoe noleggiabili ma essendo in 3 tramite il fratello Griamarco da Cuzco ci obbliga non prendere una bella Jefe per una M3 obsoleta.
Troviamo un Hostal per la notte (quasi tutti hanno la connessione WIFI) e facciamo un giro serale per Arequipa con cena in un ristorante tipico ma per turisti.
Stefano si pappa il porcellino d'india, io l'Alpaca.

Martedì 27/7
Ore 9 da Gisella Vellutino per ritirare e pagare le canoe, chiama un taxi con portapacchi per portarci al terminal dei bus, dobbiamo andare a Huambo, paese sul Colca per l'imbarco. Con sorpresa il tassista ci quota l'eventuale viaggio 200 soles (56 Eur) per un viaggio che dovrebbe essere di 4 ore. Cogliamo al volo l'occasione che si rivela indovinatissima, con il bus avremo perso causa coincidenza l'unico bus che precorre gli ultimi 110 km sterrati, polverosi ed in salita dei 200 totali. Alla fine ci occorreranno più di 6 ore per arrivare a Huambo paesino a 3500 metri in mezzo al nulla. Durante il trasferimento causa sterrato siamo stati costretti a ricaricare più volte le canoe e non vi dico quanta polvere c'era nel taxi. Dovevamo tenere i finestrini un po aperti per creare una corrente che portasse fuori più polvere possibile dalle nostre bocche.
Sono le 16, aggiungiamo una generosa mancia al nostro autista ed entriamo nell'unico hostal del paese. Categoria … direi un meno 3 stelle, praticamente uno scantinato di una casa senza finestre, un cesso sotto una scala dove ti devi accucciare per fare pipì, niente acqua calda, praticamente dei box con letto.
Zero alternativa, quindi è perfetto.
Cerchiamo Diego de la Cruz, il proprietario dei muli che il giorno successivo dovrebbe portarci al fiume ma non si vede.
Andiamo a cenare x le 19 nell'unico restaurante del paese. Quattro tavoli tutti pieni di campesinos e troviamo posto condividendo un tavolo. Menù … quello che ti portano… una minestra di pollo, verdura e semolino piacevole e del riso con pezzi di carne, credo di Alpaca decisamente gommoso, così come il contorno di riso.
Alle 8 siamo già cotti, a 3.500 metri fa freddino ci infiliamo in branda. Il clima qui è così secco che nel buio del letto strofinando la pelle nel sacco a pelo si vedono decine di scintille, come se volessi provare ad accendere un accendino. Incredibile.

Mercoledì 28/7
Sveglia naturale alle 6 ed immediatamente cerchiamo Diego de la Cruz…ci dicono che non è rientrato, non rientra…. sta usando i muli per il raccolto dell'origano… morale niente muli… Panicooo… Un campesinos speculando, si offre di portarci lui. E' di Canco, località sperduta 2000 metri (in altitudine) più a valle. Tranquilli, "aspettatemi e tra un ora…. per le 9,00 sono li con i muli, così arriviamo con il giorno" La camminata prevista è di circa 25 km. per 7-9 ore, meglio arrivare con la luce in quanto la parte del sentiero più pericolosa ed esposta è proprio alla fine.
Arrivano le 9, le 9,30 , le 10 e non si vede nessuno… iniziamo a capire i ritmi locali e a sentire la puzza del bidone. Con Marco troviamo un'altro campesinos disposto a portarci giù parendo però subito perché lui il giorno dopo ha un'impegno. Ci dice che i muli conoscono il sentiero e il buio non è un particolare problema. Per le 12 partiamo, si presenta con una cavalla vuota e 3 asini, ma è femmina ed è in calore, potrebbe presentare dei problemi… Fortunatamente passa di li suo padre e gli presta il suo mulo, esattamente come tuo papà ti darebbe le chiavi dell'auto. Fantastico.
Partiamo e appena usciti dal paese prendiamo una mulattiera un po scoscesa che transita in mezzo a campi coltivati a fasce. Il clima qui è veramente secco ma un ingenioso sistema di canali permette la distribuzione dell'acqua a tutte le terrazze.
Dopo circa 2 ore di mulattiera entriamo in una strada sterrata che percorreremo per altre due ore, poi verso le 16 a due ore dal buio entriamo nel sentiero a mezza costa, senza dubbio la parte più spettacolare e pericolosa del trekking. Il sentiero presenta sotto la gola di un piccolo affluente del Colca che percorreremo per gli ultimi 8-10 km. Veramente eccezionale e pericoloso…. a volte la traccia è larga 10 cm su ghiaione e qui ci devi passare portando l'asino come se fosse una passeggiata con il cane. A metà percorso arriva il buio e non possiamo nemmeno dire che ci sorprende… Però ci sorprende l'unica frana da attraversare senza luce… forse meglio così. Tra polvere e luce fioca sembra di camminare in un girone dantesco ma fortunatamente x le 20 riusciamo a raggiungere il fiume.
Abbiamo fame ma durante la discesa la bottiglia con la benzina del fornello di don Marco ha pensato bene di aprirsi e rovesciarsi tutta sulla mia giacca. Fortunatamente avevo portato dell'alcool e Stefano da buon trapper ha trovato della legna ed è già pronto ad accendere il fuoco su una spiaggetta a 2 metri dal fiume.
La notte saremo cullati dalla una piena, bellissimo però fosse uscita qualche ora prima nel sentiero sarebbe stato meglio.

Giovedì 29/7
Ebbene si dopo 5 giorni dalla nostra partenza siamo pronti ad imbarcarci sul Colca…. Cinque giorni per arrivare all'imbarco e non abbiamo perso tempo!
Fortunatamente poche decine di metri a monte del nostro campo entra dell'acqua termale e riusciamo a lavacri decentemente. Per le 9 siamo pronti all'imbarco.
I primi 4 km del Colca sono piuttosto secchi, tra l'altro la parte famosa e turisticamente conosciuta del canon è a monte. Come detto, più a valle entra l'affluente Mamachocha che triplica la portata del fiume portandola tra i 25 ed i 30 m3.
Più a valle incontriamo la prima vera rapida, la "curva de la Muerte" una curva a destra con bella pendenza ispezionabile tranquillamente dalla sponda destra sulla terrazza di fronte. Visto che abbiamo tempo percorriamo sull'altipiano della sponda una ampio tratto per capire come comportarci.
Le difficoltà non superano il 4°+ ma va detto che portare le canoe piene con tutta l'attrezzatura (circa 15-20 kg.) fa un'enorme differenza, si sente il peso della canoa e la responsabilità di non perdere il prezioso contenuto, fa aumentare notevolmente le difficoltà. Infine siamo in uno dei posti più isolati al mondo. Ma il bello della vacanza è proprio questo.
Il cielo è azzurrissimo, lo sarà per tutti i 15 giorni
Una delle difficoltà maggiori della discesa è comprendere i km. percorsi, avremmo voluto fare le tappe del gruppo dello scorso anno ma essendo per tutti una prima avremmo dovuto avere un GPS con i punti chiave memorizzati invece, ci troviamo a passare di circa 10 km il primo campo e troviamo lo spazio ideale verso le 15.30.
Siamo già indicativamente a metà del Chocolate canon (di circa 15 km.) Il campo che troviamo sulla destra non è male, c'è sabbia, cercandola un po di legna per il fuoco ed un micro affluente comodo per sciacquare le cose.
Anche questa notte, la luna meno intensa ci cullerà nel sonno.

Venerdì 30/7
Abbiamo un satellitare con scheda prepagata e ne approfittiamo per fare un saluto dal canon a casa. Facciamo una bella colazione con le buste liofilizzate trovate su internet e per le 9 ci imbarchiamo.
Le ultime rapide del Cocolate canon sono abbastanza impegnative, una la trasbordiamo per evitare rischi inutili del materiale, più avanti troveremo la famosa piramide che segnala la rapida del sifone totale da trasbordare obbligatoriamente a sinistra. Reparaz è il nome della frana del trasbordo. Un po laborioso ma sarà ricordato a lungo in quanto più volte bisogna calarsi in grotte formate da massi ciclopici. Comunque zero rischio e comodo reimbarco sempre a sinistra circa 70 metri a valle. Dopo circa 4,5 km si arriva al Canon dei polacchi. Anche qui il trasbordo è dovuto a causa della forte pendenza e massi franati che rendono al limite della percorribilità la gola. Si trasborda a destra con una certa difficoltà in quanto è meglio svuotare e legare le canoe, arrampicarsi e percorrere circa centro metri, parte del percorso mostrerà segni di frane recentissime, comunque il punto di reimbarco è relativamente semplice e la porzione di rapida che rimane va fatta sulla destra e non presenta difficoltà superiori al 4°.
Passata questa rapida si può affermare di essere fuori, ancora 1,5 ore (10 km.) e raggiungerete lo sbarco corretto (Latitudine 15°52'6.27"S Longitudine 72°27'9.99"O).
Noi siamo avanti e abbiamo cantano di circa 15 km. lo sbarco (sul WEB scoprirò che non siamo gli unici). Comunque ci sciroppiamo altre 2 ore in mezzo a ghiaioni e pescatori di camarones che ci danno ognuno indicazioni diverse. Arriviamo nei pressi di una centrale e poco dopo miracolosamente troviamo un pulmino con dei campeones che ci da un tipico passaggio ad Aplau, primo centro relativamente importante altri 15 km. a valle.
Ci facciamo lasciare ad un Hostal in centro, doccia e ci rechiamo al fiume per mangiare i famosi camarones di fiume che abbiamo saltato da Gustavo, il ristorante dei canoisti del Colca.
La sera ci beviamo un po di Pisco liscio da un distillatore locale, sotto il nostro hostal.

Sabato 31/7
Vellutino ci ha suggerito di andare direttamente da Aplao sul Cothauasi in quanto la strada passa proprio da li. Si guadagna un giorno ma si deve scendere il Colca anche con le provviste per il Cotahuasi.
Al mattino comperiamo crema dopo sole e burro di cacao che da veri cretini non ci siamo portati sul Colca e ci organizziamo per il viaggio successivo.
Ad Aplao ci dicono che i pullman per Cotahuasi passano per le 19 e arrivano da Arequipa, spesso sono pieni e ci consigliano di portarci a Chuquibamba circa 50 km a monte in quanto qui troveremo una stazione degli autobus e maggiori probabilità di trovare posto, magari anche un taxi collettivo per Cotahuasi. Con un taxi ed un driver simpatico risaliamo di circa 1.500 metri la valle ed arriviamo alla stazione dei bus di Chuquibamba. Purtroppo qui non troveremo taxi collettivi per Cotahuasi e dovremo aspettare fino alle 21 per il primo mezzo. Ci rilassiamo sotto il sole, lasciando uno di guardia al materiale facciamo dei giri per il piccolo pueblo. Quando scende il sole la temperatura segue rapidamente, allora depositiamo le canoe davanti all'agenzia del bus e ci infiliamo prima in un ristorante e dopo in un internet point dove troviamo le info che ci mancavano per la discesa del Cotahuasi.
Per arrivare a sono necessarie 7 ore di bus su strada sterrata e notevolmente accidentata.

Domenica 1/8
Arrivo previsto a Cotahuasi ore 3,00. Però… il bus rompe il radiatore in mezzo al nulla la notte e a quasi 5000 metri di altitudine. Morale 6 ore di ritardo e notte abbastanza al gelo. C'erano diversi millimetri di ghiaccio all'interno dei vetri del bus. Incredibile la flemma dei peruviani (noi eravamo manco a dirlo gli unici turisti) nessuna protesa, anzi alcuni scherzavano anche.
Prendiamo il buono del ritardo, che ci evita la notte parziale nell'hostal e ci permette di vedere parte del paesaggio e con un taxi percorriamo un'altra ora e mezza per arrivare all'imbarco del Cotahuasi (località Rosariopampa Lat. 15°15'22.08"S Long. 73° 0'5.47"O) Da pochi giorni hanno costruito una strada carrozzabile lungo il canon ed è possibile arrivare all'imbarco senza l'uso dei muli in quanto il pezzo a piedi è di soli 10 minuti. Noi non lo sapevamo e avevamo preso accordi.
Il fatto però di evitarci 7 ore di cammino ci fa piacere e ci permette di imbarcarci già verso le 14 e percorrere velocemente 18 Km.di Cotahuasi con difficoltà tra il 3° ed il 4°.
A causa del forte vento, non ispezioniamo nulla, anche i pappataci danno il loro contributo nel farci desistere dallo scouting.
Scendendo ci rendiamo conto che la valle è decisamente meno isolata del Colca infatti sempre su una delle sponde si vedono i resti di un antico sentiero inca che serviva alle popolazioni per raggiungere Cuzco dal mare (1000 km.!)
La discesa è quindi spesso accompagnata da costruzioni dei secoli scorsi e resti di vecchie coltivazioni. E' in una di queste terrazze che decidiamo di fare il nostro primo campo. Sulla sponda opposta si vedono delle coltivazioni in evidente stato di abbandono e con Stefano ne approfittiamo per prendere una papaya acerba e una dozzina di arance niente male.
Reperiamo senza problemi la legna per la notte e appena il sole se ne va, noi esausti della notte quasi insonne, seguiamo a ruota.

Lunedì 2/8
Giornata intera di canoa, percorsi abbastanza rapidamente, voci dicono che il Cotahuasi è 120 km, quindi andiamo spediti, essendo in 3 forse anche troppo. Facciamo qualche sosta per ispezionare le rapide più impegnative ma nessun trasbordo, in canoa si fa tutto, in raft, qualche strettoia obbliga il trasbordo. In totale percorriamo circa 25 km., convinti di essere più o meno a metà percorso. Verso le 15.30 ci fermiamo sulla sponda destra in corrispondenza di vecchie terrazze inca. C'è tanto vento, un po fastidioso, in compenso la roba da canoa asciuga rapidamente. Raccogliamo la legna e rilassandoci prepariamo il campo. Con la crema comperata ed il burro di cacao ne approfittiamo per rendere meno morta la nostra pelle.

Martedì 3/8
Ci imbarchiamo verso le 9 dopo la colazione, 20 minuti di canoa e troviamo una persona. Siamo già fuori?? Il tipo ci dice che per Iquipe ci sono ancora 14 km.
La valle si allarga, entrano fortunatamente due affluenti importanti ma il fiume spesso si dirama. Il primo affluente l'Ocoña fa cambiare il nome al fiume… Toh
Si segna… vergogna, siamo venuti per fare il Cotahuasi (50 km.) Segnare l'Ocoña sembra da malati della stecca; però questo fumetto poi si rivelerà più lungo del Cotahuasi. Già, il primo paese sulla sinistra visibile dal fiume è Iquipe ed è a 55 km dalla confluenza.
55 km. di 2° su letto ghiaioso a chiedere ogni 5 km quanto manca ai locale. Ha ragione il Merinhos…. ti dicono sempre di s e non sanno nulla. Ad équipe sbarchiamo e percorriamo circa 800 metri con la canoa piena in spalla per raggiungere il paese. Sulla strada fermiamo subito un camion che ci carica e si offre di portarci al primo paese dove troveremo più bus.
Ci porta a Secocha un posto incredibile. Secocha esiste da pochissimo anni, è sulla sponda opposta del Cotahuasi ed è un centro minerario. Qui 8000 persone lavorano per estrarre manualmente dalla montagna circa 20 kg. d'oro al giorno.
Il paese è nato velocemente su una sponda di una catena montagnosa. Non ha fonti d'acqua quindi pick up continuamente salgono dal fiume con cubi da 1000 litri, non esiste rete fognaria quindi dal centro del paese un rivolo piuttosto inquitante scende lungo la strada. Qualcuno sta guadagnando bene quindi ci sono negozi di Hifi, bordelli, negozi di moda. Silvio lo definirebbe l'indotto. Per arrivare qui bisogna attraversare a pagamento un ponte inquietante di tronchi legati con il fil di ferro sul Cotahuasi. I camion grossi che arrivano per rifornire questo paese però non passano quindi si trasborda tutto su pick up che pagano il pedaggio o su decine di teleferiche che bypassano il balzello. Qui troviamo subito posto su un bus da 25 persone per Camana sul mare e dopo 3 ore di sterrato arriviamo sulla Panamericana e prendiamo un Hostal.

Mercoledì 4/8
Per le 10 saliamo con le canoe su un bus per Arequipa e verso le 14,30 siamo da Gisella Vellutino per lasciare le canoe e per prendere le nostre borse.
Purtroppo dopo la nostra partenza il loro magazzino è stato forzato e guarda caso sono sparite le borse stagne da canoa di Marco e Stefano, ed un mio zainetto.
Provano a giustificarsi del furto ma quanto rubato ed il fatto che il portone esterno non è stato forzato sono la prova inequivocabile il furto è opera delle loro guide. Protestiamo ed otteniamo un indennizzo congruo su quanto sottratto con l'accordo che se le cose dovessero saltare fuori avremmo mandato indietro l'indennizzo. Per ora non ci sono novità. Nel pomeriggio visitiamo la città ed il bel convento di Santa Catalina, merita veramente e senza dubbio le suorine stavano veramente bene

Giovedì 5/8
Alle 7,30 prendiamo un bus per Cuzco. Quasi tutti i mezzi viaggiano di notte, ma vogliamo vedere il paesaggio e ne cerchiamo apposta uno diurno. Il viaggio è di 470 km. ma dura 8-9 ore. Si intervallano diversi passi a quasi 5000 metri e ci sono numerose fermate. Nessun problema per mangiare durante il percorso, venditori di ogni genere salgono pronti per offrire qualsiasi mercanzia. Optiamo per dell'alapaca cotto con patate in un sacchettino di nylon. Non male.
Al tramonto arriviamo a Cuzco e ci facciamo portare dal tassista in centro dove troveremo un comodo hostal in Plaza de Armas, la principale di Cuzco. La cittadina è molto turistica, piena di agenzie per pacchetti turistici, ristoranti, mercatini di prodotti locali e negozi di outdoor. La sera ceniamo in uno dei tanti ristoranti per turisti, una tavolata di 10 persone e noi, tutti italiani! Idem la sera successiva.

Venerdì 6/8
Non abbiamo il tempo materiale per andare a Maccihu Picchu e ci accontentiamo delle rovine inca locali di Pachaunanchaq che sovrastano la città di Cuzco, ci rilassiamo ancora per la città e

Sabato 7/8 - Domenica 8/8
prendiamo un bus per Lima, 1.250 Km. 21 ore…. Il bus è un semicama, con i sedili reclinabili. Oramai siamo abituati e riusciamo a raggiungere Lima per le 8 della mattina successiva, facciamo un giro per la città ancora assonnata e verso le 14 andiamo in aeroporto dove prenderemo il volo per Madrid e subito la coincidenza per Roma dove mi toccherà forzare lo sportello esterno del gabinetto del camper in quanto manco a dirlo la chiave era nello zainetto che mi hanno sottratto da Vellutino. Fortunatamente ho nascosto le chiavi dell'accensione nel telaio del camper e forzando uno sportello in plastica riusciamo a partire.

Conclusioni.
Mi scuso per essermi dilungato troppo, ma effettivamente queste righe potranno essere utili in futuro. Gran bel viaggio, ottima compagnia, mai uno scazzo, nemmeno nelle inevitabili difficoltà che un viaggio del genere comporta. Un vero team.
Grazie per aver condiviso quest'esperienza leggendo questo lungo report
Eccoci qui a raccontare il nostro viaggio, forse questa volta potremo chiamarlo anche spedizione, anche se il termine mi fa venire in mente sempre la DHL.
Vado a mo' di diario e metterò anche indicazioni precise sui 2 fiumi fatti per le generazioni future…

Il viaggio inizia venerdì 23 luglio pomeriggio: partecipanti previsti e confermati fino 24 ore prima della partenza : 5.
Guido e Stanga daranno forfait all'ultimo momento per loro problemi ai loro cari. Ci spiace tanto per loro.
Fortunatamente il biglietto è assicurato e sabato mattina ci ritroviamo in 3 : Marco Merini, Stefano Spigno ed il sottoscritto.

Sabato 24/7
Partiamo da Arenzano ed andiamo verso Fiumicino, siamo in camper in quanto dovevamo essere in 5 e forse avremmo portato le canoe.
A Fiumicino scopriamo che la franchigia del bagaglio è 20 kg a testa con un pezzo cadauno, morale 60 € in più per le pagaie, che non ci faremo rapinare al ritorno raggruppando le borse.
Giungiamo a Madrid in serata ed andiamo all'hotel prenotato vicinissimo all'aeroporto.

Domenica 25/7
Partenza per Lima e dopo 11,20 ore arrivo nella capitale per le 19. Clima meteorologico irreale, siamo al tropico ma qui la temperatura media annuale è 18,5-19°, causa corrente antartica la città è quasi sempre coperta da nuvole ma piove solo 7 mm all'anno. Quindi città grigia, umida, e con quel velo di polvere tipico di dove non piove mai. Eppure è una metropoli da 8 milioni di abitanti.
Proviamo ad informarci per andare ad Arequipa… 1.025 km… 15 ore di autobus e a causa di una festa nazionale i mezzi sembrano belli full booked. Optiamo per un volo abbastanza economico per la mattina successiva.

Lunedì 26/7
Arriviamo ad Arequipa per le 15,00 e ci dirigiamo verso l'ufficio di Vellutino, il tipo delle canoe. Ci accoglie la sorella che ci mostra le 4 canoe noleggiabili ma essendo in 3 tramite il fratello Griamarco da Cuzco ci obbliga non prendere una bella Jefe per una M3 obsoleta.
Troviamo un Hostal per la notte (quasi tutti hanno la connessione WIFI) e facciamo un giro serale per Arequipa con cena in un ristorante tipico ma per turisti.
Stefano si pappa il porcellino d'india, io l'Alpaca.

Martedì 27/7
Ore 9 da Gisella Vellutino per ritirare e pagare le canoe, chiama un taxi con portapacchi per portarci al terminal dei bus, dobbiamo andare a Huambo, paese sul Colca per l'imbarco. Con sorpresa il tassista ci quota l'eventuale viaggio 200 soles (56 Eur) per un viaggio che dovrebbe essere di 4 ore. Cogliamo al volo l'occasione che si rivela indovinatissima, con il bus avremo perso causa coincidenza l'unico bus che precorre gli ultimi 110 km sterrati, polverosi ed in salita dei 200 totali. Alla fine ci occorreranno più di 6 ore per arrivare a Huambo paesino a 3500 metri in mezzo al nulla. Durante il trasferimento causa sterrato siamo stati costretti a ricaricare più volte le canoe e non vi dico quanta polvere c'era nel taxi. Dovevamo tenere i finestrini un po aperti per creare una corrente che portasse fuori più polvere possibile dalle nostre bocche.
Sono le 16, aggiungiamo una generosa mancia al nostro autista ed entriamo nell'unico hostal del paese. Categoria … direi un meno 3 stelle, praticamente uno scantinato di una casa senza finestre, un cesso sotto una scala dove ti devi accucciare per fare pipì, niente acqua calda, praticamente dei box con letto.
Zero alternativa, quindi è perfetto.
Cerchiamo Diego de la Cruz, il proprietario dei muli che il giorno successivo dovrebbe portarci al fiume ma non si vede.
Andiamo a cenare x le 19 nell'unico restaurante del paese. Quattro tavoli tutti pieni di campesinos e troviamo posto condividendo un tavolo. Menù … quello che ti portano… una minestra di pollo, verdura e semolino piacevole e del riso con pezzi di carne, credo di Alpaca decisamente gommoso, così come il contorno di riso.
Alle 8 siamo già cotti, a 3.500 metri fa freddino ci infiliamo in branda. Il clima qui è così secco che nel buio del letto strofinando la pelle nel sacco a pelo si vedono decine di scintille, come se volessi provare ad accendere un accendino. Incredibile.

Mercoledì 28/7
Sveglia naturale alle 6 ed immediatamente cerchiamo Diego de la Cruz…ci dicono che non è rientrato, non rientra…. sta usando i muli per il raccolto dell'origano… morale niente muli… Panicooo… Un campesinos speculando, si offre di portarci lui. E' di Canco, località sperduta 2000 metri (in altitudine) più a valle. Tranquilli, "aspettatemi e tra un ora…. per le 9,00 sono li con i muli, così arriviamo con il giorno" La camminata prevista è di circa 25 km. per 7-9 ore, meglio arrivare con la luce in quanto la parte del sentiero più pericolosa ed esposta è proprio alla fine.
Arrivano le 9, le 9,30 , le 10 e non si vede nessuno… iniziamo a capire i ritmi locali e a sentire la puzza del bidone. Con Marco troviamo un'altro campesinos disposto a portarci giù parendo però subito perché lui il giorno dopo ha un'impegno. Ci dice che i muli conoscono il sentiero e il buio non è un particolare problema. Per le 12 partiamo, si presenta con una cavalla vuota e 3 asini, ma è femmina ed è in calore, potrebbe presentare dei problemi… Fortunatamente passa di li suo padre e gli presta il suo mulo, esattamente come tuo papà ti darebbe le chiavi dell'auto. Fantastico.
Partiamo e appena usciti dal paese prendiamo una mulattiera un po scoscesa che transita in mezzo a campi coltivati a fasce. Il clima qui è veramente secco ma un ingenioso sistema di canali permette la distribuzione dell'acqua a tutte le terrazze.
Dopo circa 2 ore di mulattiera entriamo in una strada sterrata che percorreremo per altre due ore, poi verso le 16 a due ore dal buio entriamo nel sentiero a mezza costa, senza dubbio la parte più spettacolare e pericolosa del trekking. Il sentiero presenta sotto la gola di un piccolo affluente del Colca che percorreremo per gli ultimi 8-10 km. Veramente eccezionale e pericoloso…. a volte la traccia è larga 10 cm su ghiaione e qui ci devi passare portando l'asino come se fosse una passeggiata con il cane. A metà percorso arriva il buio e non possiamo nemmeno dire che ci sorprende… Però ci sorprende l'unica frana da attraversare senza luce… forse meglio così. Tra polvere e luce fioca sembra di camminare in un girone dantesco ma fortunatamente x le 20 riusciamo a raggiungere il fiume.
Abbiamo fame ma durante la discesa la bottiglia con la benzina del fornello di don Marco ha pensato bene di aprirsi e rovesciarsi tutta sulla mia giacca. Fortunatamente avevo portato dell'alcool e Stefano da buon trapper ha trovato della legna ed è già pronto ad accendere il fuoco su una spiaggetta a 2 metri dal fiume.
La notte saremo cullati dalla una piena, bellissimo però fosse uscita qualche ora prima nel sentiero sarebbe stato meglio.

Giovedì 29/7
Ebbene si dopo 5 giorni dalla nostra partenza siamo pronti ad imbarcarci sul Colca…. Cinque giorni per arrivare all'imbarco e non abbiamo perso tempo!
Fortunatamente poche decine di metri a monte del nostro campo entra dell'acqua termale e riusciamo a lavacri decentemente. Per le 9 siamo pronti all'imbarco.
I primi 4 km del Colca sono piuttosto secchi, tra l'altro la parte famosa e turisticamente conosciuta del canon è a monte. Come detto, più a valle entra l'affluente Mamachocha che triplica la portata del fiume portandola tra i 25 ed i 30 m3.
Più a valle incontriamo la prima vera rapida, la "curva de la Muerte" una curva a destra con bella pendenza ispezionabile tranquillamente dalla sponda destra sulla terrazza di fronte. Visto che abbiamo tempo percorriamo sull'altipiano della sponda una ampio tratto per capire come comportarci.
Le difficoltà non superano il 4°+ ma va detto che portare le canoe piene con tutta l'attrezzatura (circa 15-20 kg.) fa un'enorme differenza, si sente il peso della canoa e la responsabilità di non perdere il prezioso contenuto, fa aumentare notevolmente le difficoltà. Infine siamo in uno dei posti più isolati al mondo. Ma il bello della vacanza è proprio questo.
Il cielo è azzurrissimo, lo sarà per tutti i 15 giorni
Una delle difficoltà maggiori della discesa è comprendere i km. percorsi, avremmo voluto fare le tappe del gruppo dello scorso anno ma essendo per tutti una prima avremmo dovuto avere un GPS con i punti chiave memorizzati invece, ci troviamo a passare di circa 10 km il primo campo e troviamo lo spazio ideale verso le 15.30.
Siamo già indicativamente a metà del Chocolate canon (di circa 15 km.) Il campo che troviamo sulla destra non è male, c'è sabbia, cercandola un po di legna per il fuoco ed un micro affluente comodo per sciacquare le cose.
Anche questa notte, la luna meno intensa ci cullerà nel sonno.

Venerdì 30/7
Abbiamo un satellitare con scheda prepagata e ne approfittiamo per fare un saluto dal canon a casa. Facciamo una bella colazione con le buste liofilizzate trovate su internet e per le 9 ci imbarchiamo.
Le ultime rapide del Cocolate canon sono abbastanza impegnative, una la trasbordiamo per evitare rischi inutili del materiale, più avanti troveremo la famosa piramide che segnala la rapida del sifone totale da trasbordare obbligatoriamente a sinistra. Reparaz è il nome della frana del trasbordo. Un po laborioso ma sarà ricordato a lungo in quanto più volte bisogna calarsi in grotte formate da massi ciclopici. Comunque zero rischio e comodo reimbarco sempre a sinistra circa 70 metri a valle. Dopo circa 4,5 km si arriva al Canon dei polacchi. Anche qui il trasbordo è dovuto a causa della forte pendenza e massi franati che rendono al limite della percorribilità la gola. Si trasborda a destra con una certa difficoltà in quanto è meglio svuotare e legare le canoe, arrampicarsi e percorrere circa centro metri, parte del percorso mostrerà segni di frane recentissime, comunque il punto di reimbarco è relativamente semplice e la porzione di rapida che rimane va fatta sulla destra e non presenta difficoltà superiori al 4°.
Passata questa rapida si può affermare di essere fuori, ancora 1,5 ore (10 km.) e raggiungerete lo sbarco corretto (Latitudine 15°52'6.27"S Longitudine 72°27'9.99"O).
Noi siamo avanti e abbiamo cantano di circa 15 km. lo sbarco (sul WEB scoprirò che non siamo gli unici). Comunque ci sciroppiamo altre 2 ore in mezzo a ghiaioni e pescatori di camarones che ci danno ognuno indicazioni diverse. Arriviamo nei pressi di una centrale e poco dopo miracolosamente troviamo un pulmino con dei campeones che ci da un tipico passaggio ad Aplau, primo centro relativamente importante altri 15 km. a valle.
Ci facciamo lasciare ad un Hostal in centro, doccia e ci rechiamo al fiume per mangiare i famosi camarones di fiume che abbiamo saltato da Gustavo, il ristorante dei canoisti del Colca.
La sera ci beviamo un po di Pisco liscio da un distillatore locale, sotto il nostro hostal.

Sabato 31/7
Vellutino ci ha suggerito di andare direttamente da Aplao sul Cothauasi in quanto la strada passa proprio da li. Si guadagna un giorno ma si deve scendere il Colca anche con le provviste per il Cotahuasi.
Al mattino comperiamo crema dopo sole e burro di cacao che da veri cretini non ci siamo portati sul Colca e ci organizziamo per il viaggio successivo.
Ad Aplao ci dicono che i pullman per Cotahuasi passano per le 19 e arrivano da Arequipa, spesso sono pieni e ci consigliano di portarci a Chuquibamba circa 50 km a monte in quanto qui troveremo una stazione degli autobus e maggiori probabilità di trovare posto, magari anche un taxi collettivo per Cotahuasi. Con un taxi ed un driver simpatico risaliamo di circa 1.500 metri la valle ed arriviamo alla stazione dei bus di Chuquibamba. Purtroppo qui non troveremo taxi collettivi per Cotahuasi e dovremo aspettare fino alle 21 per il primo mezzo. Ci rilassiamo sotto il sole, lasciando uno di guardia al materiale facciamo dei giri per il piccolo pueblo. Quando scende il sole la temperatura segue rapidamente, allora depositiamo le canoe davanti all'agenzia del bus e ci infiliamo prima in un ristorante e dopo in un internet point dove troviamo le info che ci mancavano per la discesa del Cotahuasi.
Per arrivare a sono necessarie 7 ore di bus su strada sterrata e notevolmente accidentata.

Domenica 1/8
Arrivo previsto a Cotahuasi ore 3,00. Però… il bus rompe il radiatore in mezzo al nulla la notte e a quasi 5000 metri di altitudine. Morale 6 ore di ritardo e notte abbastanza al gelo. C'erano diversi millimetri di ghiaccio all'interno dei vetri del bus. Incredibile la flemma dei peruviani (noi eravamo manco a dirlo gli unici turisti) nessuna protesa, anzi alcuni scherzavano anche.
Prendiamo il buono del ritardo, che ci evita la notte parziale nell'hostal e ci permette di vedere parte del paesaggio e con un taxi percorriamo un'altra ora e mezza per arrivare all'imbarco del Cotahuasi (località Rosariopampa Lat. 15°15'22.08"S Long. 73° 0'5.47"O) Da pochi giorni hanno costruito una strada carrozzabile lungo il canon ed è possibile arrivare all'imbarco senza l'uso dei muli in quanto il pezzo a piedi è di soli 10 minuti. Noi non lo sapevamo e avevamo preso accordi.
Il fatto però di evitarci 7 ore di cammino ci fa piacere e ci permette di imbarcarci già verso le 14 e percorrere velocemente 18 Km.di Cotahuasi con difficoltà tra il 3° ed il 4°.
A causa del forte vento, non ispezioniamo nulla, anche i pappataci danno il loro contributo nel farci desistere dallo scouting.
Scendendo ci rendiamo conto che la valle è decisamente meno isolata del Colca infatti sempre su una delle sponde si vedono i resti di un antico sentiero inca che serviva alle popolazioni per raggiungere Cuzco dal mare (1000 km.!)
La discesa è quindi spesso accompagnata da costruzioni dei secoli scorsi e resti di vecchie coltivazioni. E' in una di queste terrazze che decidiamo di fare il nostro primo campo. Sulla sponda opposta si vedono delle coltivazioni in evidente stato di abbandono e con Stefano ne approfittiamo per prendere una papaya acerba e una dozzina di arance niente male.
Reperiamo senza problemi la legna per la notte e appena il sole se ne va, noi esausti della notte quasi insonne, seguiamo a ruota.

Lunedì 2/8
Giornata intera di canoa, percorsi abbastanza rapidamente, voci dicono che il Cotahuasi è 120 km, quindi andiamo spediti, essendo in 3 forse anche troppo. Facciamo qualche sosta per ispezionare le rapide più impegnative ma nessun trasbordo, in canoa si fa tutto, in raft, qualche strettoia obbliga il trasbordo. In totale percorriamo circa 25 km., convinti di essere più o meno a metà percorso. Verso le 15.30 ci fermiamo sulla sponda destra in corrispondenza di vecchie terrazze inca. C'è tanto vento, un po fastidioso, in compenso la roba da canoa asciuga rapidamente. Raccogliamo la legna e rilassandoci prepariamo il campo. Con la crema comperata ed il burro di cacao ne approfittiamo per rendere meno morta la nostra pelle.

Martedì 3/8
Ci imbarchiamo verso le 9 dopo la colazione, 20 minuti di canoa e troviamo una persona. Siamo già fuori?? Il tipo ci dice che per Iquipe ci sono ancora 14 km.
La valle si allarga, entrano fortunatamente due affluenti importanti ma il fiume spesso si dirama. Il primo affluente l'Ocoña fa cambiare il nome al fiume… Toh
Si segna… vergogna, siamo venuti per fare il Cotahuasi (50 km.) Segnare l'Ocoña sembra da malati della stecca; però questo fumetto poi si rivelerà più lungo del Cotahuasi. Già, il primo paese sulla sinistra visibile dal fiume è Iquipe ed è a 55 km dalla confluenza.
55 km. di 2° su letto ghiaioso a chiedere ogni 5 km quanto manca ai locale. Ha ragione il Merinhos…. ti dicono sempre di s e non sanno nulla. Ad équipe sbarchiamo e percorriamo circa 800 metri con la canoa piena in spalla per raggiungere il paese. Sulla strada fermiamo subito un camion che ci carica e si offre di portarci al primo paese dove troveremo più bus.
Ci porta a Secocha un posto incredibile. Secocha esiste da pochissimo anni, è sulla sponda opposta del Cotahuasi ed è un centro minerario. Qui 8000 persone lavorano per estrarre manualmente dalla montagna circa 20 kg. d'oro al giorno.
Il paese è nato velocemente su una sponda di una catena montagnosa. Non ha fonti d'acqua quindi pick up continuamente salgono dal fiume con cubi da 1000 litri, non esiste rete fognaria quindi dal centro del paese un rivolo piuttosto inquitante scende lungo la strada. Qualcuno sta guadagnando bene quindi ci sono negozi di Hifi, bordelli, negozi di moda. Silvio lo definirebbe l'indotto. Per arrivare qui bisogna attraversare a pagamento un ponte inquietante di tronchi legati con il fil di ferro sul Cotahuasi. I camion grossi che arrivano per rifornire questo paese però non passano quindi si trasborda tutto su pick up che pagano il pedaggio o su decine di teleferiche che bypassano il balzello. Qui troviamo subito posto su un bus da 25 persone per Camana sul mare e dopo 3 ore di sterrato arriviamo sulla Panamericana e prendiamo un Hostal.

Mercoledì 4/8
Per le 10 saliamo con le canoe su un bus per Arequipa e verso le 14,30 siamo da Gisella Vellutino per lasciare le canoe e per prendere le nostre borse.
Purtroppo dopo la nostra partenza il loro magazzino è stato forzato e guarda caso sono sparite le borse stagne da canoa di Marco e Stefano, ed un mio zainetto.
Provano a giustificarsi del furto ma quanto rubato ed il fatto che il portone esterno non è stato forzato sono la prova inequivocabile il furto è opera delle loro guide. Protestiamo ed otteniamo un indennizzo congruo su quanto sottratto con l'accordo che se le cose dovessero saltare fuori avremmo mandato indietro l'indennizzo. Per ora non ci sono novità. Nel pomeriggio visitiamo la città ed il bel convento di Santa Catalina, merita veramente e senza dubbio le suorine stavano veramente bene

Giovedì 5/8
Alle 7,30 prendiamo un bus per Cuzco. Quasi tutti i mezzi viaggiano di notte, ma vogliamo vedere il paesaggio e ne cerchiamo apposta uno diurno. Il viaggio è di 470 km. ma dura 8-9 ore. Si intervallano diversi passi a quasi 5000 metri e ci sono numerose fermate. Nessun problema per mangiare durante il percorso, venditori di ogni genere salgono pronti per offrire qualsiasi mercanzia. Optiamo per dell'alapaca cotto con patate in un sacchettino di nylon. Non male.
Al tramonto arriviamo a Cuzco e ci facciamo portare dal tassista in centro dove troveremo un comodo hostal in Plaza de Armas, la principale di Cuzco. La cittadina è molto turistica, piena di agenzie per pacchetti turistici, ristoranti, mercatini di prodotti locali e negozi di outdoor. La sera ceniamo in uno dei tanti ristoranti per turisti, una tavolata di 10 persone e noi, tutti italiani! Idem la sera successiva.

Venerdì 6/8
Non abbiamo il tempo materiale per andare a Maccihu Picchu e ci accontentiamo delle rovine inca locali di Pachaunanchaq che sovrastano la città di Cuzco, ci rilassiamo ancora per la città e

Sabato 7/8 - Domenica 8/8
prendiamo un bus per Lima, 1.250 Km. 21 ore…. Il bus è un semicama, con i sedili reclinabili. Oramai siamo abituati e riusciamo a raggiungere Lima per le 8 della mattina successiva, facciamo un giro per la città ancora assonnata e verso le 14 andiamo in aeroporto dove prenderemo il volo per Madrid e subito la coincidenza per Roma dove mi toccherà forzare lo sportello esterno del gabinetto del camper in quanto manco a dirlo la chiave era nello zainetto che mi hanno sottratto da Vellutino. Fortunatamente ho nascosto le chiavi dell'accensione nel telaio del camper e forzando uno sportello in plastica riusciamo a partire.

Conclusioni.
Mi scuso per essermi dilungato troppo, ma effettivamente queste righe potranno essere utili in futuro. Gran bel viaggio, ottima compagnia, mai uno scazzo, nemmeno nelle inevitabili difficoltà che un viaggio del genere comporta. Un vero team.
Grazie per aver condiviso quest'esperienza leggendo questo lungo report

 
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