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Magic Mač

di JC   —   08 ottobre 2012


SYNTHESIS ZONE ...


 


-       Chiedo scusa a tutti gli ossolani che si sono sbattuti per il raduno sul Toce (che sarà stato bellissimo), avrei voluto esserci, ma l’anarchia mentale che contraddistingue il canoista non può che portarlo ad un fiume tortuoso ed arcaico come il pensiero “dell’’Architetto” che l’ha concepito”.


-       Partecipanti: il sottoscritto, Stefano Melodia da Mediolanum, Laura da Marostica, Dario della confraternita della quaglia reale di Levà e Diego da Feltre.


-       Cosa ci ha riunito? Fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione, ma soprattutto il pensiero che la canoa non sia solo “extreme, bensì “il tramite per accondiscendere alle fantasie esplorative del nostro cervello”.


-       700 km e più in giornata, ma … tutto ben oltre le aspettative


-       Luci, colori, riflessi e suoni da un’altra dimensione …


-       Sapori dimenticati … segnalo birra e “pendole”


-       Insomma, Maè, Maè, Maè …


-       IN-DI-MEN-TI-CA-BI-LE!


 


Foto by Dario che ha mollato la quaglia e portato la macchina fotografica salvandoci dal solo ricordo mentale di una magnifica discesa … a breve e come sempre su www.brianza tour.org


 


EXTENDED VERSION


 


Sapevo che il San Bernardino della settimana scorsa avrebbe lasciato il segno, ma questa settimana il segno lo considero “indelebile”, anche grazie al fatto che, come da copione, anche questa settimana mi sono affidato al”Last Minute”.


 


Ve sera ore 20:


Driiin, Driiin … “Bonzi? Allora che si fa? Toce?” La risposta del Bonzi: “Assolutamente si, io devo andarci comunque per lasciar giù la canoa ai maghi del polietilene e tu?” “Io non ho una gran voglia di andare a spaccarmi e starei aspettando delle risposte per Vanoi, che tanto mi ha già spezzato in passato, o per il Maè, ma via, andiamo sul Toce e non se ne parla più …  mando un messaggio al Melodia per ritrovo domani alle 9 e vediamo se risponde”.


 


Ve sera ore 21: “Ciao, sono il Garzena … allora?” Allora che?” dico io, e continuo: “Pare che saremo anche noi in Toce vero le 11, sono già d’accordo col Bonzi, a meno che durante la notte non decida vagare verso est, visto che è un po’ che non vago e ho il Maè sul gozzo dall’anno scorso”.


 


Ve Ore 22.30: “Bonzi?, sentiammè, ma se io domani mattina decidessi di non esserci per te sarebbe un problema? … e per che ora dovresti saperlo?” Il Bonzi: “no problem, avvisami per le 8.”


 


Ve Ore 23.00: sms dall’est: “se domani vieni il Maè si può fare; noi ci saremmo, ma andremmo solo se vieni anche tu perché siamo solo in due; in caso contrario restiamo in zona su un basso Vanoi o un dignitoso Brenta”. Replico al volo: “ma lo vorreste sapere subito?” … “No, mi basta saperlo per domani alle 8” risponde Laura., “Ostia, tutti alle 8” penso io … “significa che per essere in zona Vicenza alle 8 mi tocca partire almeno alle 6!!!”. Altro sms a Laura: “Senti, facciamo che ci penso tutta la notte e se domani mattina sono ancora sveglio vi avviso una volta in zona.”


 


Sa ore 00.23: SMS dal Melodia: “Ci vediamo lì”. JC-Pensiero: “Ops … e adesso come faccio a restare preda della mia anarchia mentale? Non dovrò mica  rinunciare al last minute e decidere con ben sei ore di anticipo dove andare? Mumble-mumble … ”. Sms al Melodia: “Il Bonzi va in Toce, io forse sul Maè”. Istantanea la replica del Melodia: “Ancora il Maè, … quasi , quasi …, ma quando lo decidi?”


“Beh”, replico io “... diciamo che se dovessi venire  anche tu mi toccherà deciderlo subito,altrimenti domani mattina alle 6”. Segue un “sms-storming” alla fine del quale la decisione è presa: sarà Maè!!! Invio sms notturni di conferma a Laura, Garzena e Bonzi e alle 7 siamo di partenza per Longarone.


 


La cosa bella? Avevo deciso di partire alle 7 sapendo cha avrei dovuto tirare per non fare tardi e poi ho scoperto di avere sbagliato i conti di un ora il che, ritardo endemico incluso, ci ha portati in loco in tranquillità e addirittura in anticipo!!!


 


Arrivati a Longarone, nell’attesa dei “locals”, ci si dedica alla spesa di prodotti artigianali fra cui segnalo mille tipi di pane e “le pendole” (tipiche strisce di carne affumicata tradizionali dello Zoldano e del Longaronese in uso dai tempi dei tempi da parte dei boscaioli bellunesi che ci capivano, cavoli se ci capivano)


 


Segue birretta augurale con tutto il resto del gruppo e via, verso l’imbarco eseguito calando parte del materiale (Laura inclusa) nell’ultima parte. Diego, guida alpina, è una “bestia” di poche parole che ispira simpatia e fiducia già solo a guardarlo; a prima vista l’impressione è del tipo “una sessantina d’anni scarsi e non sentirli” … appena arrivati, si prodiga nel trasporto del materiale e sull’assistenza a riva. Scendere con gente così, attenta agli altri è sempre un piacere. ;-)


Arrivati in fondo alla forra (eh si, perché i locali la chiamano “Canal del Maè”, ma di forra si tratta) la prima rapida si presenta come un discreto dedalo di tronchi ,nicchie e sifoni … si trasborda la prima parte sulla destra (anche se volendo è percorribile in parte) e la seconda sulla sinistra stando mooolto attenti a non scivolare,perché il fondo non ha nulla da invidiare ad una pista di pattinaggio. Da lì in poi i pochi passaggi non superano il 3° grado e il Mae si snoda per 4-5 km. in paesaggio da fiaba prevalentemente di 2° grado in cui però è meglio restare concentrati perché l’acqua corre, le pareti sono spesso scavate alla base e vi è un fiorire di marmitte e pareti spioventi che poco ci mettono a far perdere l’equilibrio. ;-)


 


Come descrivere il Maè? Un luogo quasi inaccessibile, un posto remoto in cui le verdi acque scorrono sul fondo di una profonda gola contraddistinta da pareti spesso lisce e scivolose come il ghiaccio, dove si alternano strati di roccia e conglomerati di ogni genere che si attorcigliano su se stessi fino a nascondere il cielo e ad occultare le strette curve presenti, dando sovente l’impressione di essere arrivati alla fine della via … cascate a sbalzo e acqua che permea dalle radici e dalle rocce in ogni dove; suoni, in natura flebili, che nel profondo ventre del Maè sembrano “urlare” la loro esistenza come mostri incatenati, in un susseguirsi di echi e rimbombi accompagnati da giochi di luce spettacolari che nulla hanno dell’umano, ma molto dell’architetto che li ha concepiti! E che dire delle piante che si accalcano sulle sue pareti,rese lucide e in alcuni casi quasi iridescenti dall’umidità? Insomma, mentre lo si affronta il torrente si trasforma in un accavallarsi di sensazioni che rispecchiano la natura stessa del “pensiero” di chi ne percorre i suoi meandri … e il pensiero spesso si espande alla ricerca di qualcosa che non riuscirà a trovare, perché al termine della gola … lui sarà ancora là, perduto in sé stesso!


 


All’uscita dalla prima gola siamo tutti concordi: noi abbiamo le nostre cattedrali e la natura le sue … entriamo nella seconda goletta (un centinaio di metri al massimo) consci del fatto che ormai il sogno stia terminando, l’orizzonte si apre e di fronte a noi si staglia imponente la valle del Piave.


 


Birra, merenda e poi in serata, con l’obiettivo finale discaricare le foto che Dario ci ha gentilmente scattato nell’arco della giornata, invasione a casa di Laura, cui toccherà sfamarci a suon di pasta coi funghi freschi e ragù casalingo, prosciutto, carciofini vino e tanta simpatia anche da parte dei suoi famigliari. :-)


 


Grazie a tutti per l’indimenticabile giornate e,come sempre, alla prox


 


  Giorgio (JC)


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