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MTB - Once upon a time the Poieto mountain

di JC   —   03 marzo 2016

SYNTHESIS ZONE ...

-    L’angolo del bricolage: riparazioni, arredo e ossa: per farsi male c’è sempre tempo!

-    Frase del giorno: “Ma siete sicuri di voler scendere di là? … non ci va nessuno da parecchio tempo”.

-    Per scendere ci sono diversi modi … seguire la sola gravità non è il migliore

-    Danni riportati … JC polso destro, coscia sinistra, sella piegata; SuperMario:  polso sinistro, coscia destra …

-    Cavalieri dell’apocalisse: JC e SuperMario

Foto a cura di JC ...

EXTENDED VERSION

Vi racconterò una storia: c’era una volta un monte, un monte di nome Poieto, sito nelle Terre alte di Aviatico. Si narra che ci fu un tempo in cui alcuni baldi guerrieri, giunti sul posto con lucidi furgoni attrezzati ad officina e armati di sole due ruote, un elmo e un’armatura discendevano le sue pendici in circa 3 minuti … e quelle storie ora sono leggenda!

Poi venne un giorno, poche lune prima della fine dell’anno della Capra e l’inizio dell’anno della scimmia (correva infatti l’ultima settimana di Gennaio del 2016), in cui due scapestrati, partiti alle prime luci dell’alba dalle padane terre, si diressero verso il Monte Poieto per presentarsi al cospetto suo e dei custodi delle sue vie di accesso all’ora XVI del giorno CCCLIII.

I nostri eroi, esausti per avere vagato per tempo immemore per le oscure contee di Bricoman, Leroy Merlin, Ikea e lottato con spie della riserva e pompe di gasolio, ma soprattutto contro riti magici che deformavano il tempo e lo spazio dinanzi il loro cammino, si trovarono improvvisamente a valicar un passo per trovarsi di fronte un rosso marchingegno descritto negli antichi scritti della bergamasca  come la soluzione alle fatiche della salita verso la vetta.

Armati anche loro di due ruote, elmo e protezioni, ma a bordo di un cavallo di ferro ospitante mobiletti bianchi, materiali per riparazione cuffie, viti e accessori d’arredo, nonché attrezzature da bricolage - tutto frutto delle loro scorribande per le contee di cui vi raccontai poc’anzi - i due scapestrati, poco  prima del calar del sole, chiesero per ben due volte ai custodi di poter accedere al Sacro Monte Poieto e costoro, al suon di “Pota”, “Pota” … e ancora “Pota”, glielo concessero avvisandoli dei perigli che vi avrebbero incontrato (fiumi di foglie vive, alte pendenze, strettoie, salti e terreni umidi e infidi, pietrisco acuminato, pali, paletti, reti e quant’altro …), ma non senza intimargli: “Attenzione a quel che fate, siete voi sicuri di voler di scendere di là? … Pota, non ci va nessuno da parecchio tempo! …”

I due indomiti, nella spavalderia tipica dei “giovani” di un tempo e al fin di perdersi poi pensieri e membra, ma soprattutto membra ;-), nei meandri del serpente di terra e sassi che si snodava giù per la montagna, si fecero avanti e battendosi il petto salirono a bordo della rossa e infernale ovovia (così pare si chiamasse il marchingegno negli antichi scritti) che, alla velocita della lumaca reale, percorse i ben 350 m di dislivello in soli 15 minuti.

E fin qui la parte poetica! … Ora siamo seri e passiamo a quella materiale dando pane al pane e vino al vino: “Minchia,  Massacro, Mazzate … §*@#%!!” … questa la sintesi!!! :-D

La prima metà del tracciato era un pestone verticale stratificato (acqua su foglie, foglie su rami e ovviamente rami su sassi) su cui sarebbe stato più facile buttarcisi di peso una volta per tutte evitando lo stillicidio del dolore piuttosto che attendere che il terreno ti venisse incontro quando meno te lo saresti  aspettato!!!

Nell’arco di un quarto d’ora (prima discesa) se ne sono andati nell’ordine: coscia destra di SuperMario, polso destro, coscia sinistra e sella di JC nonché coscia destra di SuperMario … 

Insomma, danni meccanici a parte dichiarerei un bel pari è patta (però Mario era veramante sul pezzo  … io no, io trasbordai)!!! Si possono elencare fra le evoluzioni di maggiore rilevanza “doppio cappottone di JC” e un paio di “scivoloni ben assestati” di SuperMario.

Non contenti ci attrezziamo di nuovo e risaliamo sulla macchina infernale che, come l’uovo materno, ci custodisce finché possibile al sicuro dagli oscuri sentieri e, ormai al tramonto, ci riporta in cima …

Evitiamo (mea culpa)  la prima metà del tracciato per  ridurre il calvario e aumentare le possibilità di portare a casa la pelle … mai così breve discesa ci ha portato a cotanti danni: ho il polso fuori posto ancora oggi!!! :-o

Arrivati a fondo valle siamo però belli soddisfatti, entriamo in un bar e ordiniamo:

“Buonasera, un calice di vino, un toast, un the caldo e, mmhhh … ci faccia pensare,  …. una media di cubetti di ghiaccio (agitati, non shakerati) servita in un sacchetto di plastica con del Voltaren macchiato caldo, grazie signora!”.  AHAHAHAHAHAHAH.

... e ora anche noi siamo leggenda!

Alla prox, che non sarà fra molto! ;-).

Giorgio (JC)
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