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CLIMB - Il ritorno dei Ramarri Padani

di Gange   —   12 settembre 2018

Alberto ci riprova a propormi Pietra Groana, sarebbe una palestra di arrampicata vicino a Serravalle Sesia ma più che altro famosa per due cose:

- un tizio che vive all'attacco delle vie come un eremita

- Le vie facili ma attrezzate molto male.

Vabbè, è una palese uscita da Ramarri Padani, ovvero la perfetta sintesi tra Arrampicata e Armata Brancaleone, si va!

Arrivati alla casa dell'eremita capiamo che qui sui sentieri ci passa solo lui,  impieghiamo qualche minuto a trovare l'attacco della via che abbiamo scelto (quella facile)

Parto io sul primo tiro, facilissimo e corto, ma già al secondo iniziano i guai, Alberto dopo il primo rinvio non ne trova altri e non sa dove passare, ci scambiamo i ruoli e riparto io, finalmente scorgo lo spit... beh proprio spit non era, bello arrugginito era perfettamente mimetizzato sulla roccia nera, che tra l'altro è caldissima.

Ecco, gli spit di Pietra Groana sono roba da museo, almeno sulle vie più facili che non se le fila nessuno, ancora grazie che quando furono piantati l'umanità era da poco entrata nell'età del ferro.

Anche le scarpette mi fanno un male cane, comincio a non sentirmi bene: il caldo, il male ai piedi, probabilmente sto per avere un colpo di calore, ma per fortuna arrivo in sosta che oltretutto è su un sentiero attrezzato.

A questo punto la giornata si configurava come un "epic fail", troppo caldo, via di m..., io con gli svarioni, morale giù, optiamo per fare dei monotiri più in basso e eventualmente salire dal sentiero.

Fortunatamente il vento gira, il vento...magari! Spostandoci sul sentiero l'entusiasmo e la pressione sanguigna tornano e decidiamo di tentare la salita da altre vie.

Qui finalmente tutto fila più o meno liscio perchè siamo pur sempre a Pietra Groana, oltre alle vie protette male anche la segnaletica lascia a desiderare.

Degni di menzione sono due momenti in pieno stile Ramarri Padani:

Siparietto 1: Parto sulla nuova via alla base di un sentiero, tutto bello carico e motivato, dovrebbero essere 2 o 3 tiri ma dopo uno spit mi ritrovo sullo stesso sentiero che saliva dietro, minchia hanno attrezzato un masso di pochi metri, oltretutto con spit nuovi, ma perché?! Alberto sconsolato mi raggiunge a piedi.

Siparietto 2: Tiro finale, parto su via facile ma come prima mi ritrovo nel nulla totale, tratto banale ma zero protezioni, comincio a muovermi lungo la roccia, descrivendo ad Alberto, che non mi può vedere, cosa sto facendo... una roba da Tito Stagno, tant'è che quando vedo finalmente stocazzo di spit (cioè l'anello di ferro arrugginito) molto spostato dalla verticale mi verrebbe da gridare "ha toccato"

Finalmente arrivo in cima consumando più di metà corda ma la sosta è improponibile, ci sono bitte di porto messe meglio, sono vie talmente ignorate che anche l'acciaio inox arrugginisce per depressione.

Attrezzo la sosta sul tronco di un albero (nota per gli alpinisti seri, stiamo parlando di roba facile eh?!) ma la corda fa un attrito bestiale perchè la salita è stata tutta a zig zag. Alberto è lontanissimo e fuori vista e faccio fatica a sentirlo. è così lontano che ad un certo punto per chiedermi di recuperare più corda... MI TELEFONA!

Comunque, nonostante tutto siamo riusciti a raggiungere la vetta e concludiamo la giornata con un bel birrone, assolutamente necessario visto quanto abbiamo sudato.

Da ripetere in inverno, quando non rischi di trasmutarti in una bistecca alla piastra.
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