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Kayak - Tanzania

di Fred   —   02 settembre 2019

eccoci qua a raccontare un esperienza "canoistica" diversa dal solito ma affascinante per il contesto in cui si è sviluppata. 

A Novembre mi chiama Massimo Delledonne e mi propone questo viaggio. Tanzania. 

Un fiume facile in prima, o perlomeno scopriremo che siamo i primi ad aver percorso questo tratto. Il fiume è il Ruvama che scorre per gran parte del suo corso delineando il confine tra gli Stati del Mozambico e della Tanzania.

Ha una lunghezza di 800 km con un bacino idrografico di 155.500 km². La sua portata media è di 475 m³/s.

Le fonti del fiume Ruvuma sono a 900 metri d'altezza, a 50 km a sud-ovest della città tanzaniana di Songea, a est del Lago Malawi.

Il tratto che si prevede di percorrere è di circa 170 km. durante la stagione secca, con quindi una portata di circa 50-70 m3

Massimo ha avuto la proposta da Michele, un ricercatore italiano che abita in Tanzania da anni. Michele tramite Pams foundation cui fa parte e Doroba Safari cerca di promuovere un turismo avventuroso e sostenibile. Doroba per esempio è specializzato in safari a piedi nei parchi africani e zone limitrofe dove i partecipanti visitano una natura non frequentata dai turisti. 

Pams invece ha come scopo la difesa delle risorse naturali dell'Africa e promuovere il turismo nelle zone più disagiate e remote aiuta senz'altro la lotta contro il bracconaggio che è in regresso ma necessita di innovazioni per far capire alla popolazioni che gli animali selvatici vivi sono una risorsa perché portano turismo. 

Michele poi è così puro in questa sua missione che è andato avanti e ha insegnato a dei ragazzi africani a lavorare con la resina, tanto che al nostro imbarco abbiamo trovato 22 canoe canadesi leggere e "fragilotte". 

Già le canoe sono state la croce e la delizia di questa discesa. Praticamente è come se avessimo percorso un safari con le scarpette di Cenerentola. Erano essenziali,  ma spesso ce le siamo tolte... Alcune le abbiamo riparate, due le abbiamo lasciate sulle rapide del Ruvama in attesa che possano tornare un giorno in mano ad un Principe che dia il via a questa favola fluviale.

 

La prima parte del fiume è facile, 1° grado con un po di corrente, qualche rapidella e molti banchi di sabbia da indovinare per non restare insabbiati. 

Noi siamo in 11 e siamo accompagnati da circa una dozzina di persone. 

Due ranger armati, un barcaiolo local con canoa di legno scavata nel tronco di un albero, cuoco e aiuto, 4 persone di Dorobo, Michele e la sua compagna che lavora per Pam. Ecco la maggior parte di queste persone non sono mai andate in canoa e per loro anche una rapida minima presenta grosse difficoltà nel manovrare. Sul piatto devo dire che si sono comportati tutti alla grande. 

Naturalmente le canoe sono stivate con il necessario per i campi comprese delle bellissime tende procurate da Dorobo. Ogni canoa aveva almeno una cinquantina di kg di carico o un passeggero quindi specialmente nell'ultima parte più pendente e "rapidosa" abbiamo dovuto impegnarci in trasbordi o discese con la canoa vuota in quanto bastava un nulla per colare a picco o impattare rovinosamente su rocce in mezzo alle rapide. 

 

La discesa è durata una decina di giorni ed i campi sono stati un incremento di bellezza ed isolamento. Più scendevamo e maggiori erano le tracce di animale presenti sulla sabbia dei campi.. Dal leone, all'elefante al banalissimo ippopotamo che è l'ospite maggiormente incontrato con circa una sessantina di avvistamenti anche prossimi durante la discesa. 

 

Dall'"Hyppo" bisogna stare lontani.... Se lo incroci e stai pagaiando in acqua bassa hai la sensazione di pagaiare protetto... ma... se sei in acqua profonda lui ci mette un attimo se vuole a farti visita. 

 

Comunque gli animali incontrati, (anche un leopardo) sono molto diffidenti dall'uomo, segno che in passato sono stati fortemente mazzuolati e ci vorranno degli anni per vincere questa diffidenza. 

 

Dal sesto giorno troviamo la parte più impegnativa del fiume. Una cataratta in gola obbliga tutto il gruppo, kayak compresi ad un lungo trasbordo in mezzo alla vegetazione. Faticoso ma una bella avventura. 

Gli ultimi 2 giorni sono come anticipato quelli canoisticamente più impegnativi. Alla mattina appena partiti, troviamo una rapida di 3+ in gola abbastanza lunga ma con un bel lago sotto. Anziché trasbordare proponiamo di portare a mano le attrezzature e fare la rapida in canoa. La maggior parte di noi scende con le canoe senza colare a picco e chi nuota comunque trova supporto per recuperare la barca senza problemi. E' un momento goliardico che pagheremo subito dopo dove gasati percorreremo delle rapide più facili ma concatenate che mandano a picco diversi canoisti.

Ci fermiamo per pranzo, leccandoci le ferite... 3 canoe da riparare. Il gruppo si divide in 2, con la testa bassa scendiamo in cerca di un campo mentre gli altri riparano 3 canoe. Il campo lo troviamo a monte di una rapida impegnativa e dopo un'altro trasbordo e per evitare una faticaccia trasbordiamo già le canoe nel pomeriggio. La mattina le ritroveremo completamente circondate da impronte di felini. E' l'ultimo giorno ma siamo ancora nel tratto ingolato e ci attende un ultima rapida con un lungo trasbordo. E' una rapida lunga con un drop che anche in kayak, visto dove ci troviamo, non è banale. Comunque portiamo a valle le canoe e con Sergio effettuiamo la rapida in kayak senza grossi problemi. Negli ultimi km. in gola troveremo il paesaggio più bello con 2 monoliti in granito di circa 400 metri e alcune famiglie di pescatori che vivono sul fiume solo sotto un tetto di paglia. 

Verso il primo pomeriggio raggiungiamo lo sbarco. Ci aspettano le jeep brindisi con birre gelate e all'imbrunire 3 ore abbondanti di vero fuoristrada. Arriveremo a Tunduru dove il presidente della provincia ed una grossa delegazione ci accoglieranno accompagnati dalla tv in quanto siamo nella storia i primi turisti della zona e si augurano che questo percorso, possa essere l'apertura di nuove forme di turismo selvaggio e sostenibile. Dormiamo in un albergo a Tunduru e al mattino rientriamo man mano nella civiltà, prima a Mutwara in un resort fronte mare ed il giorno successivo dopo volo interno a Dar dove grazie a Mic ci concederemo il lusso di uno dei più bei hotel della zona che intervalleremo con un escursione in per un safari.

 

E' stato un viaggio particolare, una canoa diversa. Abbiamo veramente pagaiato in posti dove senza un'assistenza esterna non è possibile e nemmeno ammesso in quanto al confine con il Mozambico. Mi auguro veramente che la discesa test possa essere  per Pams foundation l'inizio di un'attività che alla fine porta in canoa persone appassionate del mondo più isolato e selvaggio

 
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