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ALTRO - Un ippopotamo sull Adamello

di Gange   —   19 settembre 2023

Quando si fanno lunghe gite in montagna può capitare di vedere la Madonna e di incrociare il suo figliuolo che ti chiede \\\"mi hai chiamato?\\\" ma mai mi ero imbattuto in un ippopotamo.

No, nessuna allucinazione da ipossia, Ippopotamo è il soprannome di un cannone della prima guerra mondiale che fu installato lungo la cresta Croce a oltre 3000 metri di altezza.

Si tratta di un importante manufatto che testimonia la grande abilità degli alpini, ma se vogliamo anche che la follia umana non è prerogativa dei giorni nostri.

Partenza il sabato mattina dalla Val Genova per arrivare al rifugio Caduti dell\\\'Adamello, circa 1400 m di dislivello su terreno misto: sentiero ma anche una facile via ferrata e un \\\"bel\\\" tratto in pietraia con il sole a picco. Sono con Giorgio, il mio ex collega con cui mi capita sovente di fare le gite \\\"quelle che contano\\\", Francesca e Luca, superallenati, che incontro per la prima volta e Francesco la nostra guida.

Forse a causa del poco allenamento e della caldazza è stata una salita che ho patito particolarmente.
Momento burbata da canoista: poco dopo la partenza mi fanno notare che avevo perso una lente degli occhiali (!), grazie a Francesco, la nostra guida che si smazza la discesa per andarla a prendere, un gruppo di ragazzi che stanno salendo l\\\'avevano notata sul sentiero quasi a fondovalle.
Momento di sollievo quando arrivato al passo della Lobbia, a 3000m, scopro che il rifugio è li a 10 minuti di distanza, il mio altimetro era starato e credevo dovessi spararmi altri 200m di dislivello.

l\\\'indomani partenza al buio per salire alla Cresta Croce, con spettacolare alba. Dato che i casini sono più belli in compagnia Giorgio ci mette del suo con una rottura del Rampone che sempre il solito Francesco, con una McGuyverata, ripara usando un cordino.
Proseguiamo lungo la cresta fino a raggiungere il cannone, decisamente uno scenario surreale, fai fatica a concepire come un simile bestione di ferro sia finito lassù.
Dopodiché una lunghissima discesa lungo il ghiacciaio dell\\\'Adamello ci riporta alla civiltà del rifugio Mandron.
Il ghiacciaio è immenso ma è in evidente stato di sofferenza, ci imbattiamo in innumerevoli resti della guerra: scatolette, pezzi di divise ma anche tante munizioni. Tutto intorno rocce levigate ti fanno capire quanto si sia abbassato, e le frequenti frane ti ricordano che si tratta di un fenomeno relativamente recente.
Dicevamo dei casini belli in compagnia, anche Francesca da il suo contributo inciampando sui ramponi leopardandosi sul ghiaccio vivo, visto da dietro sembrava una bella facciata ma fortunatamente il tutto si risolve con qualche sbucciatura su mani e braccia, dopotutto il ghiacciaio dell\\\'Adamello è abituato a vedere scorrere il sangue.

Molto interessante anche il piccolo museo glaciologico che si trova lungo la discesa dal Mandron, oltre a spiegare come \\\"vive\\\" il ghiacciaio ci sono foto che non lasciano dubbi su quanto sia drammatica la situazione.

Allego foto mie e di Giorgio e Francesca, spero che diano l\\\'idea del gitone memorabile che abbiamo fatto.
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