Marocco

admin venerdì, 23 marzo 2007 0


In marocco le case sono costruite per durare quanto la vita di un uomo, ma spesso la vita di un uomo dura meno di quella della sua casa.
In marocco i colori sono pochi, ma la loro intensità li imprime con forza negli occhi di chi li ha davanti. Il rosso della terra, l’azzurro del cielo, il verde dei campi e il bianco della neve. Il nero degli occhi dei bimbi.
In marocco il tempo non è sempre lo stesso. Per percorrere pochi chilometri in auto sembra di impiegare un’eternità, ma quando superi gli uomini in bici capisci che l’eternità è diversa. E quando incroci uomini sulla schiena di un mulo non pensi più che all’ora di pranzo.
In marocco ci sono uomini che vorrebbero vivere come gli europei, e uomini che non sanno neppure che qualcuno possa vivere diversamente da loro.
Im marocco ci sono anche le donne. Mamme che non sanno più di essere giovani. Donne che lavorano. Donne nascoste. Belle donne nella città che si vestono alla moda. Anziane lungo i fiumi che fanno il bucato.
In marocco ci sono soprattutto bimbi. Belli, tutti, anche quelli brutti. Corrono per chilometri per andare a scuola. Corrono lungo il fiume quando vedono le canoe. Corrono dietro agli animali sulle montagne. A volte lavorano……….
In marocco c’è il tè. Sempre e dovunque, versato dall’alto in un piccolo bicchiere. Con menta e con aromi. Il cous cous con poca carne e molte verdure, il pollo che si mangia con le mani, le arance grosse e succose, le banane dolci e piccole.
In marocco, ovunque tu sia , non sei solo. Nella gola del fiume più sperduto o nel deserto, un uomo o più ci sono. E non sai da dove arrivino o dove andranno. Ma sono li.
In marocco ci sono i turisti. Danno soldi e caramelle ai bimbi. Fanno tante foto a persone che si sentono normali. Si sentono superiori perché vivono in case solide e usano la macchina. Spesso sono i marocchini i più furbi, in marocco. Ma i turisti non sempre se ne accorgono.
In marocco io ho visto e guardato. Ho cercato di capire, ma non sempre mi è riuscito.
Su

Un viaggio nel tempo
Ogni viaggio ha la capacità di lasciare, dentro a chi lo vive, emozioni
personali che si raccontano con difficoltà ma, questo viaggio, in terra
berbera, è riuscito a regalarmi qualche cosa in più: la sorpresa di trovare
posti che mai avrei immaginato, i contrasti forti, rocce bruciate dal sole
che si perdono a vista d’occhio per poi essere interrotte dal verde intenso
di zone ricche d’acqua e vegetazione rigogliosa. Il paese in cui, l’acqua si
fa desiderare per centinaia di chilometri per poi offrirsi all’improvviso
con splendide cascate in valli ricche di ulivi. Il Marocco è un terra che
riesce a stupirti anche con sorgenti che si trasformano in ruscelli e rapide
di quinto grado,nel volgere di poche decine di metri, è il paese in cui, a
circa 1700 metri d’altezza riesci a trovare torrenti che nascono tra i sassi
e hanno acqua salata, è la terra delle tartarughe nei fiumi, che si tuffano
in acqua non appena ti vedono arrivare, delle scimmie sulle pareti di roccia
che urlano mentre ti osservano, è la terra del the alla menta da assaporare
in ogni momento della giornata, è la terra della grande ospitalità offerta
da gente che vive di pastorizia sulle montagne e che ha, nella loro povertà,
una ricchezza infinita.
Il Marocco è la terra del turismo caotico di Marrakech, di spezie e
tappeti, di venditori e negozi, di smog che fa bruciare la gola, di macchine
che sputano gas di scarico come fossero ciminiere, ma è anche la terra di
villaggi costruiti con terra e paglia, di pecore e capre portate per i monti
da bambini che hanno dovuto crescere troppo in fretta.
Vedere ed osservare tutto questo mi ha colpito parecchio, e il gruppo che si
è creato tra le persone con le quali ho condiviso questo viaggio, lascerà
nella mia mente un gran bel ricordo
Mario

Ed eccomi col racconto , prettamente fluviale!

L’ourika è più un fiume alpino che marocchino, la valle è tra le montagne più alte del marocco, fino a più di 4000 m. e le palme cedono il passo ai più familiari (per me) pini.
L’acqua è di scioglimento, ha un colore limpido ma biancastro ed è gelida, veramente!
Abbiamo trovato un livello medio, ma la pendenza forte ha reso comunque la discesa allegra e divertente. Per fermarci le morte non bastavano, bisognava salire sui sassi lungo le sponde… poi molte passerelle di legno e sassi hanno reso la discesa più emozionante: bisognava valutare di volta in volta se fosse possibile passare sotto, o necessario sbarcare al volo. La strada segue tutto il fiume, e nei paesi le passerelle portano ai tavolini di ristoranti e bar molto tipici e con gente seduta che ci faceva foto con i telefonini (tutto il mondo è paese..)
Il letto del fiume è dapprima moto stretto e pendente, poi più largo e calmo, ma con divertenti rapide che ci hanno tenuti impegnati anche nella calma apparente. Un uomo dalla sponda, su uno di questi, ci ha indicato come fare il passaggio, sembrava esperto………
Abbiamo incontrato molte donne che facevano il bucato e stendevano poi sulle piante, e ci salutavano quando passavamo. Molti bimbi invece si spaventavano!
Sbarco proprio sotto la maison dove abbiamo dormito, comodi comodi, con il solito assalto di venditori di tutto. Bello!

Il dades è una tappa quasi obbligata per chi va in marocco. Quest’anno però il livello bassino ci ha costretti ad imbarcarci tra le due gole e fare solo la bassa, che a sua volta si divide in due golette.
Le alte pareti di roccia rossa sono in pieno contrasto con i campi verdi e coltivati dell’imbarco.
La strada passa, qui nel primo restringimento, proprio di fianco al fiume, che con questa portata era quasi sempre 2° grado, o poco più.
Ci sono grotte e cascate che si affacciano sulla gola, così abbiamo perso un po’ di tempo a fare foto e ad esplorare. Allo sbarco , accolti da un “local” con un ottimo tè al rosmarino, ci siamo rilassati completamente!

Il fiume più difficile sceso in marocco è stato l’oum’rbia. Si sono imbarcati sotto le sorgenti solo in due,lucio e marco, ma io sono corsa a fare delle foto. In quel primo tratto il fiume scorre strettissimo tra casupole e “sale da tè” costruite sugli argini. Un vero budello . L’acqua sorge salata e lascia il bianco su tutte le rive, ma fidarsi ad assaggiarla è sempre un terno al lotto: già li è sporca e la gente le butta dentro ogni tipo di rifiuto.
Poco dopo riceve l’acqua del fiume principale, il letto si allarga e le rapide sono più definite. Anche in questo fiume livello medio basso, però sempre divertente. Begli slalom e buchetti, prima di una rapida di tutto rispetto. Un 6° che finisce in un buco con nicchia sulla sinistra e sasso di fronte… si, lucio ci si è buttato col barchino… e stava andando tutto benino, ma si è ribaltato nel buco ed è finito in nicchia, insomma, ne è anche uscito, ma non sapendo dove si trovasse ha stappato, peccato, già fuori dalla rapida ( ma lo capisco!!!)
Continuano le rapide e ora è marco a dare spettacolo, entra in un buchetto a giocare e ne esce con la pagaia rotta. Una “paolo schwartz” autentica, una delle poche rimaste. Persa! Continua con una smontabile che aumenta i gradi del fiume… ma marco è sempre marco!
Superiamo dei lavori per una diga… si , anche qui il problema esiste! L salutati dagli operai e sbarchiamo, dopo altre due rapide molto divertenti sotto un ponte, soddisfatti per la discesona, ma un po’ infreddoliti. Ah, c’erano anche le tartarughine in fiume! A prendere il sole sui sassi e pronte a scappare al nostro arrivo. Sabry è riuscita a prenderne una, ma anche lei si è ribellata e si è tuffata dal pozzetto della canoa della zia…

Eccoci nella valle del melloul. Il primo giorno non mi sono imbarcata, il tratto aveva poca acqua e pioveva. Il mio ricordo andava allo scorso anno, quando era in piena e col sole…..
Passa in una bella gola, comunque, ma è un tratto breve. Quando siamo arrivate allo sbarco, guidando i “potenti mezzi” su strada da 4×4 con grande divertimento e un occhio fisso a destra (sul dirupo verso il fiume….) i ragazzi erano già sbarcati.

Secondo giorno e gole basse. Sono lunghe, ci imbarchiamo alle 9 esatte e , a parte poche pause pipì e una pausona pranzo, pagaiamo per quasi 6 ore in fiume. Una gola bellissima, che cambia dopo ogni curva. Prima boschiva con le scimmiotte, poi arida con sassi e piante grasse sulle sponde, sempre altissime, poi rocciosa con caverne e strettoie. Un solo passaggio sifonato che bypassaimo di lato, poche rapide divertenti (a causa anche qui di un livello non eccezionale), ma una discesa superba. Persone ovunque nella gola sperduta che ci salutano. Un’emozione per tutti quando dei pastori che fanno brucare capre sui sassi in montagna, all’uscita, quasi nel lago, ci richiamano con “versi” da indiani (dei film) e poi ci intonano un canto berbero che riecheggia nella valle sperduta. Purtroppo non potevamo permetterci di fermarci da loro. Dovevamo pagaiare ancora due e + ore nel lago, controvento. L’acqua ad un cero punto smette di andare in giù. Il vento sale e capiamo che ci siamo. Tra poco ci toccherà anche il verdurone, una distesa si tronchi e vegetazione, forse anche carcasse animali, densa quasi solida. Pagaiamo in fila indiana per spezzare la fatica e la melmosa. La mia sensazione è quella di profanare un cimitero. Tronchi enormi che galleggiano si rigirano quando con la pagaia creiamo ondine. Il silenzio a farla da padrona.
Poi si vede una striscia azzurra…. Ed è lago. Una curvona, poi un’altra, pareti sempre altissime su cui vediamo case costruite e abitate in posti improponibili e selvaggi. Siamo tutti stanchi. Pagaiamo perché sentiamo di doverlo fare. Uno dei momenti più intensi rimane l’avvistamento della chiatta a motore… da come ci comportiamo ed esultiamo sembriamo naufraghi che da mesi vivono su un’isola deserta, ma vi assicuro che non erano entusiasmi eccessivi. Il vento continua e le onde nel lago si alzano. Con la canoetta piccola saremmo ancora li a fare una pagaiata in avanti e due metri indietro. Marco aveva detto di aver passato il lago in due ore, ma quando vediamo arrivare la chiatta a motore è più di un’ora che siamo in lago ed è solo l’inizio ed impieghiamo ancora 45 minuti circa per trovare la riva.
Un fiume bellissimo ed una esperienza intensa. Da ricordare!

Ed ora lui, il mitico , stupendo, grandissimo ozoud!!!
Prima un piccolo antecedente: in aeroporto troviamo delle guide americane che ci raccontano, che dopo un po’ di giorni a rimbalzare tra gli uffici di diverse città, hanno ottenuto il permesso per scendere l’ozoud. Chiarmanete pagando, e neppure poco…
Bene, si può fare! E noi ci proviamo, anche noi rimbalziamo in qualche ufficio, troviamo persone ben disposte che ci aiutano e infine , magicamente, un foglietto di carta con scritto che possimo scendere il fiume, in 11, il venerdì, il gruppo si chiama…. Marco inventa il nome, merini tour, e loro scrivono!!!!
Ma anche quando siamo li, davanti alle cascate con canoe e foglietto, dobbiamo superare infiniti controllo, esercito, polizia e guardie locali vogliono vedere il pezzo di carta e parlare addirittura al telefono con l’uomo che lo ha firmato! Ma ci siamo, la scalinata e siamo sotto le imponenti cascate, anche loro con poca acqua , ma bellissime.
Ci imbarchiamo e facciamo un giretto sotto il getto e la foto di rito. Poi iniziano i salti e gli scivoli, tanti, uno dietro l’altro e di tutte le misure e forme! Ci incitiamo a vicenda e man mano che si scende ci giriamo per non perdere lo spettacolo degli altri che ci seguono fare il salto. È come essere in un grande parco acquatico, un parco giochi!!! Un saltone di circa 8 metri ci esalta più di altri, da sopra fa un certo effetto, ma quando sto per scendere e gli altri mi gridano di lanciare la pagaia io ci provo e via! Per fortuna non mi giro , ma mentre scendo grido di gioia e do una boccata di acqua quando atterro… una vera schifezza, è inquinatissima , puzza ed è oleosa… peccato, un fiume simile.
Allo sbarco dei poveri asinelli si riportano su le canoe , mentre noi li seguiamo a piedi. La scarpinata è lunga, per fortuna abbiamo trovato i portatori….
La polizia ci ferma ancora mentre andiamo via, vogliono ancora il nome di chi ha dato il permesso. Abbiamo l’idea che forse non ne verranno rilasciati altri…
Su

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