Week-end vario e animato quello appena trascorso tante cose da raccontare….
Gia’ il week-end precedente avevo ammirato le montagne della val di Rhemes e Cogne: scintillanti cime che risaltavano contro un cielo azzurrissimo, aria frizzante: che voglia di montagna! Quindi in settimana maturiamo la decisione che per sabato la priorita’ non sara’ data alla pagaia ma agli scarponcini.
Il percorso scelto parte da meta’ valle di Cogne, risale il corso del torrente Nomenon (una cui cascata arriva fino alla strada a fondovalle) fino ad un bel bivacco ai piedi del ghiacciaio della Grivola. Dislivello di circa 1000 m che il buon Lorenzo di Torino ci ha fatto percorrere in meno di 1h e30′!!!
La salita era comunque graduale e costante, per 2/3 in uno splendito boschetto di larici, abeti e rododendri fioriti ve la consiglio assolutamente.
Neppure il tempo di una meritata ronfa al sole e i miei compari decidono che e’ tempo di agire e dopo una fugace visita ai piedi della parete riprendiamo la via della discesa.
Arriviamo allo sbarco di Leverogne dove troviamo un folto gruppetto di amici fra cui la zia Sabbry, Francesca e Gabriella di Forli’, Marchino Lucio Guido e Chiara con Panzotta etc.
Con Ale e Roberto (er-Pupone) optiamo per una veloce discesa serale su Leverogne, mentre altri partono alla volta di Champez.
Discesa rilassantissima e mui giocosa, tante onde e acqua che viaggiava veloce, luce argentina delle 7 di sera, neppure 20-30 minuti di discesa e di nuovo allo sbarco.
Il gruppo si riunisce poi piu’ tardi davanti al fuoco per una splendida grigliata. Unico neo. La Gabry ha deciso di ispezionare accuratamente il fondo della Dora e ha trovato un sasso per nulla cortese che le ha causato un occhio nero e frattura del setto nasale (rognaccia!!).
Il giorno dopo ci raggiunge il gruppo dei torinesi + Toto’ e Cristina, Nicoletta e Giorgio.
Partiamo in massa per la Grand’Evya. Nonostante i ripetuti tentativi di Giorgio per imbarcarsi al solito alle 2:30 riusciamo a mettere la barca in acqua prima dell’una (decisione spinta anche dalla caldazza e dal gia’ non trascurabile livello del fiume).
Come si sa, rompere tradizioni sciamaniche circa gli orari di imbarco avere conseguenze funeste. Ai posteri l’arduo giudizio….
Ci imbarchiamo al campo sportivo di Epinel (voci attendibili dicono che le golette non sono raccomandabili perche’ degli interventi con le ruspe hanno rimosso le morte prima di alcuni passaggi da ispezionare e su cui approntare delle sicure), il pezzo sotto e’ privo di interesse, ma di contro tappezzato di tondini.
Il Gran’Evya con quell’acqua e’ semplicemente M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O!!! Se dalla strada la prima parte vi sembra una raschiera, rimarrete piacevolmente smentiti.
Il fiume spinge mentre voi slalomate fra sassi e buchetti da non sottovalutare! E chi lo fa (cio’ li sottovaluta) ne paga le spese (ogni riferimento a persone luoghi e fatti non e’ casuale)!
Arriivamo al temuto passaggio della S.
Con questo livello d’acqua e’ pulitissimo. Neppure un sasso fuori e nonostante l’aspetto temibile passiamo via tutti, ma proprio tutti in scioltezza.
Appena sotto pero’ un saltino sulla sx genera un buco abbastanza violento (vicino ad un masso enorme) che ribalta un ragazzo (di cui, mi spiace, ma non ricordo il nome). Lui velocissimo salta fuori dalla canoa, e questa si ficca in bella nicchia sifonata (ATTENZIONE!!).
Con un bel paranco i nostri eroi ripescano la canoa e continuiamo la discesa.
Bellissime le rapide seguenti appena dopo il ponte. La pendenza qui e’ decisamente piu’ marcata e il livello dell’acqua spinge spinge, spinge.
Qui, mi scuso se mi dilungo troppo, ma mi sono espressa in una bellissima lite in purio stile automobilistico.
Esco da una morta ed entro in corrente. L’acqua viaggia velocissima.
Appena a valle vedo un ragazzo che sta per uscire dalla sua morta e gli urlo “Ue’ lasciami il passo, ho la precedenza”. Quello mi vede (o almeno cosi’ mi pare) e mi ignora. Risultato due canoe incollate giu’ per un bel rapidozzo di IV grado costellato di buchi peggio di un gruviera.
Continua il litigio in acqua: “FAAAMMII PASSAREEE!!”. Ed ecco che una pagaiata e una sua virata a dx mi fa girare nettamente la punta a sx e cosi’ entro bella di traverso in un buco poco rassicurante. Sono piu’ impegnata a tirare gli accidenti al mio socio di disavventura che ad appoggiare ed e’ subito frullata.
Primo tentativo di eskimo mal riuscito perche’ sono tutta sbilanciata, emergo giusto per respirare una boccata e giu’ di nuovo a frullare nel buco. Non riesco a far uscire la pagaia in nessun modo o a chiudermi. Dopo una ventina di secondi il buco mi molla e recuperata la posizione torno su cianotica. Neppure il tempo di respirare e comincio ad inveire inviperita contro chi mi ha buttato nel buco in perfetto stile automobilisti incazzosi, mentre faccio ancora dieci metri di rapida all’indietro.
Io, Ale, Giorgio Roberto e Alessandra usciamo sotto una galleria paraneve.
Altri intrepidi continuano fino alla centralina.
Dopo consulto generale partiamo alla volta dell’Urthier che non e’ piu’ limpido e cristallino come settimana scorsa, ma grigio marroncino.
La Nico si esibisce in uno striptease seducente dopo essersi arrampicata in un posto di m…a e nascosta dietro un pinetto stitico stitico. Giorgio si vendica e tenta di ritardare l’imbarco: mentre noi siamo gia’ tutti in barca lui saltella come un satiro, ancora in mutande e armeggiando con la telecamera.
Appena entrati nella bellissima goletta, appena l’uscita diventa di puro stile alpinistico, il primo evento infausto: la Niko viene bloccata da un mal di schiena/spalla fulminante e non riesce piu’ a pagaiare.
Nicolettta e canoa vengono issati di peso e bestemmie su per la parete e si riprende la discesa.
Il livello del fiumetto intanto sale a vista d’occhio.
Arrivati al passaggio dei tre saltini, mentre lo ispezioniamo, descrivo ad Alessandra come la settimana scorsa io sia arrivata in ritardo sul secondo saltino, mi sia rovesciata con perdita di ogni parvenza di posizione di
sicurezza, sfregando sul fondo fino a che….ma ecco che parte Giorgio, arriva in ritardo sul secondo saltino, si rovescia e struscia rovinosamente sul fondo: non si ricorda, lui, che sa l’eskimo all’indietro e quindi arriva sempre cosi’ spiattellato nell’imbuto che lo frulla per benino: si intravede per un attimo la sua faccia barbuta con uno sguardo perplito e la canoa rimbalza dalla parete di dx a quella di sx trattenuta dal buco.
Nel frattempo io commento serafica le immagini, Alessandra annuisc,e solo Roberto si sveglia ed esplode con un:”C…zo la corda!!!!”mentre saltella sulle le rocce per raccattare i pezzi di Giorgio.
Ricomposto il tutto parto io, avviso tutti che in mezzo ci pianto il solito eskimo, passo bene il secondo saltino, ma tutta gasata dalla cosa mi distraggo e pianto nel buco la pagaia e cosi’ mi sbilancio.
Eskimo fulmineo e cosi’ veloce che mi ribalto dalla parte opposta mentre emergo per poi rieskimare nell’arco di un metro proprio mentre la punta della canoa spunta gia’ dall’imbuto. Salva.
Infine e’ la volta di Ale, che pennella i 2/3 del passaggio, poi decide che per lui e’ troppo facile e quindi smette di pagaiare e finisce nel buco dell’imbuto a verificarne la tenuta, che manco a dirlo e’ buona.
Proseguiamo nella discesa. Per me manca solo un passaggio potenzialmente critico, per Giorgio ce n’e’ un altro e per essere piu’ convincente dimostra con i fatti che sul suddetto si puo’ andare a bagno. Davvero una grande vocazione alla didattica la sua.
Dopo mezzo’ora che con canoa piena d’acqua incravattata in mezzo al passaggio lui sta armeggiando in modo incompensibile per noi a valle, Ale decide di effettuare un intervento decisivo e offertagli la corda per uscire dall’empasse, non la tiene in tensione e lo fa scendere a mollo per un pezzo di fiume, fino a quando il malcapitato la molla e opta per un piu’ sicuro auto-salvamento.:o))
Nessuna altra nota degna di merito fino allo sbarco dove Giorgio si riscatta con l’ultimo passaggio imbuto prima dell’impraticabile.
Allo sbarco tutti, tranne uno barbuto, ci cambiamo in fretta, Alessandra si rifa’ il trucco ed e’ splendida come al solito.
Facciamo un filo di pressione a Giorgio affinche’ acceleri la procedura di permuta vestiario, carico canoa e recupero della Niko canoa. Abbiamo fame!
Lui parte, poi con la sua solita faccia sorridente ci chiama e chiede: “di chi e’ la Tempest che ho appena sfracellato sotto la ruota?” Ridiamo tutti….”a che burlone….”. Poi lo sguardo cade alla sua ruota anteriore….MINC….A, LA MIA PAGAIA!!!!
Nessuna rianimazione possibile, il manico e’ ormai una piadina e(neppure lo scotch americano puo’ nulla) io con lacrimuccia osservo un minuto di silenzio So che avrebbe preferito una gloriosa morte in fiume e invece e’ finita sotto una gomma di una Passat…..strano destino sara’ mica una conseguenza dell’orario di imbarco???
ciao
Ilaria