Ancora in bocca il sapore dell’ultimo bellissimo week-end, un sapiente
miscuglio di ottimi amici, posto da urlo e la passione piu’ amata: il
kayak.
Ma procediamo con ordine.
Venerdi’:
come al solito l’indecisione regna sovrana. Andiamo sull’Inn o in Francia
zona Briancon? E in Francia facciamo la Romanche? O l’Ubaye? No non
entusiasmante la prima, troppo lontano il secondo.
Suona il telefono e’ Ale Pisolo di Torino che ci invita ad una grigliata a
casa sua.
Il dado e’ tratto e quindi decidiamo che la nostra meta sara’ Briancon con
tappa intermedia a Torino.
Scopriremo piu’ tardi che anche Marchino e un folto gruppo di comaschi si
sta dirigendo verso la nostra stessa meta. peccato che nonostante un
centinaio di sms non ci beccheremo se non di sfuggita.
Appena arrivato alla tenuta di Pisolo. L’ occhio cade su una cassetta di
….ostriche freschissime e tartine con caviale….alla faccia dei canoisti
barboni.
Sul tavolo cominciano a susseguirsi: impepata di cozze, gamberi scottati,
pasta al nero di seppia spada/seppie e gamberoni alla griglia il tutto
annaffiato da ottimo vinello.
Mi sto ancora leccando i baffi adesso.
Alla fine della grigliata, sono circa le 2 siamo troppo stonati e satolli
per metterci in viaggio. Io e marito ci accampiamo nel cortile di casa sua.
Sabato:
Aperti gli occhi, siamo storditi da paura: arriva un sms di Lorenzo:
ritornando a casa lo hanno fermato, gli hanno fatto la prova del palloncino
e, lui che aveva bevuto solo due bicchierini di bianco e pero’ non aveva
mangiato nulla, e’ risultato fuori soglia anche se di poco.
Nooo!!! Lui che non beve mai. Rognaccia e patente ritirata.
Passiamo a raccattarlo e lo portiamo a casa: il suo morale e’ sottoterra.
Riprendiamo la marcia verso Briancon.
Voglia di imbarcarci 0 assoluto. Siamo in ritardissimo, ma gli amici Niko e
JC non demordono e alla fine ci convincono.
Imbarco ore 16:00 sulla Guil sopra ai salti del francese. Livello bassino,
ma la Guil e’ sempre bellissima.
Prima parte e’ un secondo-terzo tranquillo, ma si vede gia’ quanto sono
rallentata, sempre in ritardo su tutti i passaggi.
Arrivati al ponte un saltino da prendere a sx (il giorno dopo locals ci
diranno che conviene trasbordarlo perche’ causa poco fondo si fa male
parecchia gente…ops…).
Poi il primo dei tre salti, la S.
Parte JC ed e’ impeccabile: seguo io e ce la metto tutta per sbagliarlo, ma
la mia canoa non e’ d’accordo a fare figuracce e imbocca comunque la via
giusta.
Ale mi guarda e scuote la testa.
Secondo scivolo e’ dritto e pulito.
Parte JC e ancora esce pulitissimo. Parto io, vedo in fondo una pietra, poi
vedo a due metri una pietra… poi sento STONK e mi cappotto. Eskimo
fulmineo con l’ansia del terzo salto incombente. Ale scuote ancora la
testa. Boato di incoraggiamento dalla riva.
La ragione ci sovviene e trasbordiamo l’ultimo e piu’ scenografico
passaggio.
Proseguima nella discesa, a noi si unisce anche Diego.
Molto carina la rapida della Scala della Regina, lunga e manoviera.
Comincio a svegliarmi leggermente.
Arriviamo al tunnel il salto e’ pulito e lo passiamo via in scioltezza.
Sparisce il sole e inizia il diluvio universale e via verso lo sbarco a
manetta e tutto di un fiato. Nel frattempo il pensiero fisso: ma la pala in
carbonio puo’ attirare i fulmini??? Si, No Boh, pagaia!!!
Allo sbarco abbiamo tutti il sorriso a 32 denti. L’ultimo tratto sotto il
temporale e’ stato davvero simpatico.
Sbarco ore 20:30.
Il gruppo si divide. JC e Niko rientrano a casa, noi ci accampiamo in riva
al fiume e ceniamo sotto una pioggia scrosciante.
Domenica:
ci raggiungono altri amici torinesi (Ethienne, Oscar, Claudio, Matteo e
Francesca) che manco a dirlo vogliono fare la Guil.
Con Ale, Claudio ed Ethienne ci imbarchiamo a Chateau Queyras: sono le
12:00.
Ho insistito io, ma il solito dubbio pre-discesa mi rende nervosa. In fondo
quasi speravo che qualcuno mi dicesse, non sei in grado.
Le prime gole, quelle di Queyras, sono molto strette. Un unico passaggio un
po’ impegnativo a meta’, ma e’ davvero solo acqua e un saltino alla fine da
prendere a sx. Sulle ripide pareti e’ pieno di persone appese che fanno
ferrate. Grandioso.
Si riapre per un po’ il paesaggio, il fiume scorre lontano dalla strada. In
un ambiente alpino spettacolare.
Poi iniziano le gole dell’Angelo Guardiano.
Sono piu’ ampie e luminose delle precedenti, ma con passaggi piu’
impegnativi anche se trasbordabili.
In particolare un passaggio a S con ultima curva secca davanti ad un sifone
e un’altro con tre imbutini anche questo con sifone, e qualche buco e
pentolone, che vi assicuro per esperienza personale, tengono!
La cosa impressionante e’ su questo tratto, dove, in alcuni casi, abbiamo
dovuto tener dritta la pagaia per non incastrarci, fanno rafting.
Le guide sono inimmaginabilmente brave.
Su questi passaggi stretti piegano a sandwithc il raft (ovviamente gonfiato
poco) e ci si buttano con non chalance. Senza parole.
Arrivati stremati ai salti del francese li trasbordiamo all’unanimita’ e ci
reimbarchiamo appena sotto.
Speriamo in un resto di discesa relax ma non e’ cosi’. Il tratto si
dimostra un po’ cattivello con due amici un po’ meno esperti e quindi i
recuperi di persone e materiale sono continui e la discesa finisce per
essere lunghissima.
Arriviamo al lago alle 18:30: siamo infreddoliti, stanchissimi e affamati.
Ultima fatica un piatto enorme di Tartyflette servito da una cameriera che
ricordava Ilary Blasi e poi via verso casa. Arriviamo dopo mezzanotte e
strisciamo verso il letto.
Lunedi’:
E’ davvero durissima.
E’ suonata la sveglia alle 7 e avrei voluto zittirla con una martellata.
Le palpebre sono pesantissime. Al lavoro tutti mi guardano e, con un
sorrisetto malizioso, mi chiedono: “dormito poco eh?”. Alle 8 e 5 minuti,
appena messo il piede in ufficio, vengo salutata dalla telefonata di un
fornitore tedesco che non ha la sensibilita’ di capire che sono rintronata
e deve parlare moooolto lentamente.
Le spalle sono un po’ indolenzite e, ancora, negli occhi le immagini del
week-end che ti lasciano un’espressione da ebete davanti al PC.
Uhmmm non vedo l’ora che sia venerdi’.