Carissimi,
lo scorso weekend, Bat, Lorenzo ed io siamo stati presi dalla pazzia di non perdere l’occasione di scendere qualche fiume della Corsica con i buoni livelli annuciati. Abbandonato il progetto del Sessera integrale a livelli accettabili a data da destinarsi, abbiamo deciso mercoledi’ sera di partire per l’amata isola. Appuntamento a Lodi con Lorenzo alle 17:30 e con il Bat a Ovada alle 18:30 per prendere la nave da Savona alle 21:00 senza avere il biglietto e con prenotazioni bloccate per nave piena, praticamente impossibile da rispettare visto l’esodo del ponte del 25 aprile-1 maggio.
Infatti accumuliamo un po’ di ritardo a causa della coda in uscita a Lodi, sbagliamo strada allo svincolo di Alessandria arrivando ad Ovada solo alle 19:30 con un ora di ritardo.
Malgrado questo siamo ancora confidenti di potercela fare, ma le nostre speranze si esauriscono quando incappiamo in un mega ingorgo prima di Savona, il tempo passa e le 21:00 si avvicinano. Decidiamo di uscire dall’autostrada anche se questa mossa non sempre e’ la migliore, per qualche chilometro procediamo spediti, ma ci fermiamo di nuovo ai semafori di Savona. Sconsolati proseguimao per il porto per verificare la possibilita’ d’imbarcarci a Livorno la mattina successiva, ma scopriamo che la nave non e’ ancora partita. Increduli ci avviciniamo al portellone dove ci invitano a fare il biglietto poiche’ c’e’ ancora posto. A bordo scopriremo che la nave era per meta’ vuota, probabilmente le auto mancanti erano ancora nell’ingorgo.
A bordo incontriamo il gruppo del Baldo che gentilmente si prodiga nella descrizione del Calasima che avevamo deciso di scendere il primo giorno.
Purtroppo il livello non e’ ottimale e sbatacchiamo le canoe sui sassi anche se per alcuni tratti riusciamo a fare qualche rapida sull’acqua. Fiume comunque bellissimo, ma da fare dopo abbondanti piogge visto il piccolo bacino pluviale ed i piccoli nevai.
Verso sera ci dirigiamo verso Vico dove all’imbrunire verifichiamo il livello del Liamone guardando l’acqua coprire completamente la pietra piatta a monte del ponte dello sbarco del tratto alto: livello ottimale poi confrontato all’idrometro con 85.
Decidiamo di andare a dormire allo sbarco del tratto basso per tentare di scendere i due tratti piu’ impegnativi del fiume: 8,5 km del tratto alto piu’ i 10 km del tratto basso tutto e due di 5′.
La mattina dopo, svegliati di buon ora, ci cambiamo ed imboschiamo i vestiti nei cespugli per andare a fare colazione a Vico e procedere per l’imbarco senza avere il recupero che avremmo fatto un po’ a piedi e un po’ in autostop.
All’imbarco, al Bat rimane incastrato nell’anello della Mafia il dito medio nel tentativo di aiutare Lorenzo ad imbarcarsi, con un grand dolore, ma fortunatamente senza nessuna conseguenza grave.
Il fiume parte tranquillo, fin troppo povero d’acqua, ma che li’ a poco scopriremo un livello perfetto per la discesa.
I primi passaggi significativi ci metto subito alla prova con le nostre canoe piene di roba da mangiare. Lorenzo si lamenta della bottiglia che rotola nel gavone della Mafia, il Bat del melone che decide di spostare nella punta del Mambone. Avendo infatti previsto di stare piu’ quattro ore in acqua abbiamo deciso di copiare le abitudini dei canoisti americani che si portano sempre da mangiare e bere vista la diversa tipologia di fiumi che hanno negli Stati Uniti.
Al primo passaggio tosto in cui il fiume si infila in gola con una rapida in curva ed un salto decidiamo per il trasbordo, non vogliamo perdere tempo a fare sicure e non ci sentiamo ancora rodati. Lorenzo pero’ decide di guadagnare qualche metro sul recupero cercando di prendere una morta impossibile, mancandola ed aprendo il passaggio all’indietro senza conseguenze. Io e Bat decidiamo quindi di fare la rapida senza problemi facendo ritornare in noi un po’ di autostima.
Il fiume prosegue bellissimo in una sequenza di rapide e passaggi mediamente di 5′ fino ad arrivare al famoso saltone che decidiamo di trasbordare. Organizzare una sicura ad uomo in tre avrebbe comportato una notevole perdita di tempo e proseguiamo a malincuore.
Trasbordiamo anche la famosa rapida del tetto dove, anche in questo caso, la difficolta’ di approntare una sicura ed il numero esiguo di canoisti ci fa propendere per il trasbordo. Il resto viene invece percorso con attente ispezioni, ma senza troppo pensare vista l’esperienza del gruppo.
Il terzo trasbordo e’ invece un salto a strettoia che abbiamo giudicato impraticabile anche se non ispezionato dalla parte giusta del fiume cioe’ la sinistra.
Con la felicita’ in viso arriviamo dopo 4 ore allo sbarco del tratto alto dove ci accingiamo a recuperare le forze con il pranzo trasportato nelle nostre canoe per poi proseguire per il tratto basso.
I successivi 10 km del tratto basso presentano quasi le stesse difficolta’ del tratto alto, con un po’ piu’ di acqua (90 all’idrometro), ma con rapide meno in successione intervallate da tratti tranquilli. L’unica differenza e’ la goletta finale di 5′ che ci fara’ perdere un po’ di tempo per ispezionare i passaggi successivi al primo che giudichiamo molto impegnativo e pericoloso in caso di errore nella linea ipotizzata. Decidiamo comunque di percorrere la gola perche’ l’eventiuale trasbordo complessivo sarebbe stato di 6′ arrampicando sulla montagna e passando in mezzo alla macchia mediterranea senza sentiero ben definito che qualche anno fa’ obbligo’ Cristina, la mia attuale moglie, ad un pernottamento forzato in gola al sopraggiungere dell’oscurita’.
Il secondo passaggio e’ un salto di 3 metri diviso in due parti che abbiamo percorso a destra sulla pietrona centrale mentre il successivo e’ una soglia che non eravamo riusciti ad ispezionare bene dall’alto. Il Bat non trovando posto nella morta parte e passa bene anche se al mio passaggio scopro che non e’ cosi’ banale. La goletta si conclude con altre rapide poco significative proseguendo tranquillamente verso lo sbarco che raggiungiamo dopo 7 ore complessive di fiume. Da qui in poi partira’ l’impresa piu’ difficile per recuperare la macchina a piu’ di 40 km di distanza percorrendo a piedi quasi la meta’ ed il resto in autostop.
Stanchi e massacrati siamo rientrati domenica con l’augurio ed il programma di ritornare in terra corsa per altre integrali che si prestano a questo territorio come Vecchio alto e medio partendo da Vizzavona e Rizzanese superiore e media prima che facciano la diga.
Un saluto, Marco