Melezzo e maggia … due fiumi lunghi una vita …

admin martedì, 3 giugno 2008 0


SINTESI PER IL MERINI e per altri come lui ;-) :

Svizzera (zona Maggia-Centovalli): due fiumi in serale ed in solitaria in due giorni (non si dovrebbe fare, ma …ero solo e abbandonato :-( e per mia fortuna non si trattava del Dudh Kosi ) … erano 20 anni che qui fiumi mi guardavano dal basso verso l’alto e che i nostri sguardi si incrociavano … al pensiero di chi era in Friuli a steccare nuovi fiumi non potevo mancare nell’impresa!
Ah dimenticavo … okkio all’autostop in quei luoghi … l’esperienza può essere devastante … e il perché lo scoprirete solo leggendo!

A breve report e foto su questo sito …

PER TUTTI GLI ALTRI:

Sono passati più di 20 anni da quando sono andato per la prima volta a fare un weekend nelle Centovalli e da quando, nella stessa occasione ho visto l’unione del Melezzo e del Maggia a neanche un km dalla casa che per circa due decenni mi ha ospitato più volte.
Non andavo ancora in canoa, ma andavo lo stesso per fiumi … a nuoto, a piedi, in bici … e lo stesso è accaduto per quei due torrenti … nell’arco di vent’anni sono andato ad esplorare nuovi tratti per km e km, a fare il bagno in nuove pozze, a rifocillarmi lungo le sue rive … ma c’era sempre un’unica costante: sia l’uno che l’altro erano sempre poveri d’acqua.

Poi un bel giorno ho iniziato ad a andare in canoa e cominciato a guardare quei fiumi con un altro occhio e non più solo come un angolo di frescura che contrastasse le assolate e, diciamocelo pure, anche umide estati e primavere svizzere a monte del lago di Locarno.
… Ma la storia non cambiava: … quei fiumi erano sempre secchini e anzi, … ora con un occhio orientato alla pratica del kayak lo erano ancora di più!
Due cose però erano cambiate: la prima che le stagioni erano diventate sempre meno piovose e la seconda che che le danze della pioggia, per vedere questi due benedetti corsi d’acqua con il cosiddetto “buon livello”, ormai si sprecavano.

Poi tre anni fa … in un lungo peregrinare finalmente riesco a discendere il tratto alto del Melezzo (sicuramente più impegnativo del tratto a valle) con Carletto, Nunzio, Fabio … ma la mia fissa rimaneva la stessa … scendere il tratto basso del Melezzo e parte del Maggia …

E veniamo ai giorni nostri … è l’Aprile 2008, mi reco per l’ennesima volta a Tegna (anche se sembra un malattia non lo è … e invece è uno dei primi paesi delle Centovalli a monte di Locarno e Ponte Brolla … dove si arrampica e dove ogni tanto qualche bagnante schiatta facendo il bagno nelle calme, ma sifonate acque del suo orrido … e non capirò mai come facciano!).
Il livello è finalmente salito … ma la canoa è a casa. AAAARRRRRRGHHHHH! Mi mangio le mani, comunico la notizia in giro ma per me non c’è nulla da fare!
Ogni lasciata è persa, ma continua a piovere per tutto Maggio ed ecco che durante quest’ultimo we lungo sono di nuovo lì; ha piovuto e continua a piovere alla grande, i livelli sono ancora più alti, ma soprattutto … questa volta ho la canoa attaccata ai maroni come un gatto incazzato!!!

Sono le 18 di sabato: decido per una bella serale sul Melezzo partendo dal ponte di Golino (o poco più su) per arrivare fino alla confluenza col Maggia. Per tutto il giorno ho contatti con Marco di Milano (lo chiamero Marco.XXX perché in effetti non so chi sia ;-) ) che avendo saputo che sono in zona tenta il puntello che purtroppo per entrambi alla fine non riesce per questioni di orario.
A ormai tre anni dalla mia ultima discesa in solitaria mi ripropongo di percorre un tratto che non ho mai visto con l’acqua, ma che le guide (ormai obsolete) danno solo di III grado. Dopo averne guardati i primi 3/400 m, fino alla confluenza con l’Isorno, mi rendo conto che proprio di III, con quel livello, non si tratta, ma è possibile comunque passare a lato dei passaggi più incasinati abbassando di un grado la discesa …e visto che sarò da solo la mia scelta sarà ovviamente per passaggi fortemente conservativi.
All’imbarco trovo Remo, Valerio, Lucio ed un altro ragazzo (sorry, ma non ricordo il nome) che si sono sparati in allegria il tratto a monte (un bel pestone :-o ): remo mi accoglie con “Che ci fai qui … la Nico è in Friuli!!!” Replico con un sintetico “Ed io no, purtroppo …” … poi si offrono di farmi il recupero, ma rinuncio: se solitaria deve essere che lo sia fino in fondo!
Lego tutto (canoa, casco, giacca, paraspruzzi, pagaia, …) ad un albero con un lucchetto da bici, vado a valle, lascio la macchina allo sbarco e mi faccio di corsa i 4 km di sterrata che costeggia tutto il tratto (sbirciando abbondantemente tutto ) … Arrivato in cima recupero il fiato, do un ultima occhiata al tratto iniziale, risalgo un pezzo della goletta a monte e via. Nel primo tratto ci stanno dei bei pezzi di buco dentro, ma li sfilo abilmente e senza problemi in un estasi mistica … tempo un ora e alle 20.15, fra foto, aironi e ondoni fuori misura (quantomeno per un fiume che ho sempre visto secco) sono allo sbarco dove mi attende un bel viperozzo da 70 cm che, in stato semiletargico mi guarda, ma non favella e tantomeno prova ad assaggiarmi! BEI MOMENTI!

Ora, visto che la prima è andata bene, mi dico … e se domani ripetessi? E perché no!
È il giorno dopo: stesso orario, stesso luogo … ma come sempre lo squilibrio è forte in me e ci ripenso … sono quasi all’imbarco, giro l’auto e mi dirigo a valle … arrivo a Ponte Brolla.
La confluenza fra Melezzo e Maggia è lì a due passi, l’orrido anche … per curiosità vado a vedere la rapida a monte dell’ingresso di quest’ultimo ed il doppio salto successivo … DECISAMENTE TROPPA ACQUA anche per un malato di mente!!! In quel momento decido di fare il tratto a monte fino all’ultima rapida e di uscire appena prima … la guida lo da di III-IV-V … ma è vecchia e nel frattempo c’è stata una piena che si è portata via tutto (ponti compresi)!!!
Il tratto è breve (3 km … anche se non ho ancora deciso il punto d’imbarco); inoltre dell’ultimo tratto conosco le morfologia e so che non ci possono essere grandi problemi (ultima rapida a parte che, con quel livello, è un bel V+ e che finisce dritta-dritta nel doppio salto) … risalgo tutto il tratto, in parte in macchina ed in parte a piedi, visionando tutto (e quando dico tutto intendo proprio tutto!).
La cosa è fattibile … come il giorno prima anche le rapide più lunghe e complesse permettono di fermarsi e di “girare con ampio anticipo” intorno a grossi buchi e soglie, tra l’altro basta stare sempre a sinistra … più facile di così si muore!!! )
… e infatti i presupposti ci sono tutti: dopo aver compiuto il solito rito dell’incatenamento del materiale all’albero, porto giù l’auto al Grotto America di Ponte Brolla e comincio a correre verso l’imbarco … sono già le sette ed è il caso di darsi una mossa. Senza speranza provo a fare l’autostop (raramente infatti, nonostante il mio perpetuo ed eterno sorrisone, mi tirano su) … ma dopo circa 1,5 km si ferma un’auto con una signora che mi guarda con sguardo interrogativo. Le chiedo se può portarmi a monte di Avegno, lei annuisce e, appena entrato, mi guarda con lo stesso sguardo dell’attore che interpreta “The hitcher” e cominca ad urlare: “… guardi che sono sotto shock eh, … maledetti uomini, maledetto il genere maschile, … provate ancora una volta a fare del male ad una donna e … ricordate che lassù qualcuno vi guarda e vi fulmina!” … io rimango interdetto e tento un “Ma, ma … signora se è un problema mi lasci pure qui.” E lei: “… ma le pare il modo? Mettersi a correre conciato così a quest’ora, in mezzo alla strada … ed io che credevo che fosse caduto dalla montagna, che fosse successo qualcosa e malgrado tutto col mio buon cuore mi fermo ancora!!! … ma voi, maledetti uomini …” Finalmente, dopo aver compiuto diversi passaggi di V+ in auto con diversi controroccia e marciapiedi a filo ruota, la convinco a lasciarmi giù mentre il figlio da dietro le urla “Minchia mamma … calmati!!!”. Scendo, saluto e riprendo a correre :-) e dopo un altro km mi trovo davanti ad un’altra scena agghiacciante … sono praticamente all’imbarco quando mi si para davanti il Grotto “MAI MORIRE” … Ah, beh … allora diciamocelo pure che non è serata!!!

Ma ormai lì sono e lì mi imbarco … come previsto anche la seconda solitaria del weekend va via tranquilla ed il fiume è bellissimo: al campeggio di Avegno ci sono le prime rapide manovriere e con un buon volume dove si può slalomare senza rischio fra grossi massi (sempre stando accuratamente a sinistra ). Il pezzo è divertentissimo e solo alla fine mi sento un po’ teso , più che altro perché non so se affrontare l’ultima rapida che porta all’orrido. Sbagliare lì sarebbero ..zzi acidi, ma del resto ho ormai fatto una rapida in più rispetto a quanto previsto per lo sbarco classico da dove si arriva facilmente al sentiero … e risalire dovre mi trovo punto sarebbe una menata … in alternativa potrei sbarcare sulla riva opposta e farmi il ponte a piedi.
Decido perciò di trasbordare il primo salto (che praticamente è una specie di soglia che prende tutto il fiume con ritorni più o meno accentuati e lingue d’acqua che gli fanno da intermezzo) per imbarcarmi subito dopo (da lì c’è ampio margine anche per gli errori ), percorrere metà rapida e … uscire al volo sulla dx per poi arrampicarsi fin sotto il grotto. Appena dopo l’imbarco cerco di incasinarmi come mio solito … mi sparo contro una roccia e finisco di traverso in un onda che surfando, surfando invece che a dx mi porta in pochi secondi verso il centro rapida … segue imprecazione irripetibile e l’avvio delle cento braccia della “Pastamatic”: tempo tre secondi e plano come una scheggia verso riva con un sorrisone a 32 denti!!! Il margine d’errore c’era effettivamente e abbondante!!!

E anche questa è andata … due fiumi che mi hanno accompagnato e atteso per vent’anni percorsi in due giorni, entrambi in solitaria: si, si … lo so che non si fa e un po’ mi pento, ma … l’occasione fa l’uomo ladro ed io, in quell’occasione, mi sentivo “Il principe dei furfanti”

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