La nuova fobia

admin martedì, 8 luglio 2008 0


Caro Diario,
ieri sera mi si è girato il cervello.

Ne avevo sentito parlare, me l’avevano descritto nel dettaglio e avevo
provato a immaginarmelo, eppure, nonostante vari racconti dettagliati e la
mia fervida immaginazione, niente mi aveva preparato al “Dialogo al Buio”,
nè al disagio, alla spiacevole sensazione di claustrofobia (e relativa
voglia di scappare, durata il primo quarto d’ora), alla percezione di
quanti -porcodemonio!!- ostacoli, materiali e figurativi, i non vedenti
devono affrontare ogni fottuto giorno della loro vita… nè al buco nello
stomaco che la mia totale inettitudine, confrontata alla loro
-apparentemente- serena esistenza “diversa”, mi avrebbe dato.

Il primo decimo di rotazione -di cervello- me l’ha regalato la puntata in
libreria con Susanna, prima dell’appuntamento con gli altri.
Avevamo entrambe voglia di libri nuovi e, vicino al punto di ritrovo,
c’era la Feltrinelli International in bella mostra. Come resistere?
Entriamo, cominciamo a curiosare e… su 4 libri che prendo in mano, 3
sono scritti così in piccolo da impedirmi l’acquisto!! (Grrrr)
Al mio lamentoso “ma cazzo, li stampano troppo in piccolo, ‘sti libri!!
Non vedo una bega!!”, lapalissiana, Susanna mi risponde “e tu mettiti gli
occhiali!!” … Ohibò… Eh, già… solo che andare dall’oculista-ottico
e inforcare le lenti significherebbe ammettere -più di quanto già non
faccia- il passare del tempo… del MIO tempo!, e un conto è comprare la
crema antirughe, profumata e piena di promesse, un altro è,
improvvisamente, non riuscire più a leggere un cazzo!!!
Ed eccolo lì, il primo “STO-TOC!!” del mio cervello, bello sonoro, in
piena libreria. (da dove esco con due libri di cui non mi frega un tubo,
ma almeno sono scritti in Times New Roman 14! ;-) )

Veloce aperitivino a due e, puntuali, ci incontriamo con gli altri (Irene,
Adriano, MMaina, Betta e JC) coi quali, accompagnati da qualche battutina
scema che maschera il nervosismo (“non vedo il numero civico” “sarà in
Braille” “ah, già”) ci incamminiamo verso l’Istituto dei Ciechi, dove,
ormai da tempo, organizzano il “Dialogo nel Buio – non occorre guardare
per vedere lontano”, un percorso di un paio d’ore in cui sfaccendati come
noi provano a affrontare la vita come i non vedenti.

Prima di entrare, ci tolgono borse, cellulari e orologi, “tutto ciò che
può essere di ostacolo ulteriore o che potrebbe fare luce”.
Quell’”ulteriore” mi si stampa in faccia: “Come “ulteriore”?? Che ostacoli
ci sono?!?”
“Niente di pericoloso, tranquilla, ma se vi cade la borsa, non la trovate
più: meglio lasciarla fuori”
“… … ” Nico-pensiero: cazzo-cazzo-cazzo…dove ç°§*é&%$£ sto
andando…

Ci danno il classico bastone bianco e ci insegnano a usarlo: “Ricordate:
punta sempre a terra: non sollevatela mai o potreste ferire qualcuno
vicino; cinghietto al polso per non perderlo, attenzione a non farlo
cadere o non lo ritrovate più”
Nico-pensiero “a ridaje con ‘sto “non lo ritrovate più… ma dove ci
portano???”

Entriamo in un corridoio tappezzato interamente di nero, dal pavimento al
soffitto. Nei primi metri ci sono dei lumini, pochi e fiochi, all’altezza
delle caviglie, “per abituarci gradatamente al buio”, dicono. Con l’ultimo
barlume di luce, intravedo una figura camminare svelta e avvicinarsi a
noi. “Sono Ari, la vostra guida”, e 2 metri dopo, il buio è TOTALE.
Istantaneamente, appena persi i punti di riferimento, mi gira la testa e
inizia a salire… l’ansia!
STO-TOC!!!
(Parlandone più tardi con i compagni d’avventura, ho scoperto di non
essere stata la sola, in quei primi minuti necessari alla nostra guida per
presentarsi e spiegarci cosa avremmo fatto nelle due ore seguenti, a
provare quella strana, spiacevolissima sensazione: altri, come me, hanno
avuto l’istinto di uscire subito. … no, non la definirei “paura”, non
sarebbe corretto, ma certo era più vicino a quella che non a un normale
“stress da novità”. In effetti, a pensarci, io (ma non solo io!) uso la
vista per capire se un frutto è maturo, per sapere se il prosciutto è
vecchio o se un pesce è fresco; è la vista che mi informa al volo se un
amico è felice-preoccupato-incazzato-triste; uso la vista x scrivere le
mie minchiate via mail… è il mio senso + importante, e per quanto mi
riguarda, surclassa decisamente gusto, tatto, olfatto e udito! Se me lo
tolgono all’improvviso, sono PERSA)

Siamo tutti fermi, e Ari ci sta parlando: “… … e normalmente non fate
attenzione a quello che vi dicono, perché siete distratti da quello che
vedete… quante volte vi è successo di dover chiedere “scusa, come hai
detto che ti chiami”? a qualcuno che si è appena presentato? E’ perché
eravate distratti dall’aspetto, dai capelli, dal vestito che questa
persona indossava… la vista inganna e fa schedare tutto secondo
canoni… invece, senza la vista che distoglie dalla vera natura delle
cose, si osservano dettagli, si va oltre, più in profondità… … …”
Nico-pensiero: minchia…vuoi vedere che i non vedenti si sentono dei
privilegiati? … Io sto già sclerando e Ari mi dice che “ho l’opportunità
di capire meglio le cose?!?!? Azz…”
“STO-TOC!!!!”

Iniziamo il percorso, e… no, Diario, il percorso non te lo racconto. Io,
tanto, non lo scordo di certo e non vorrei togliere la sorpresa ai curiosi
che ti leggono.
Una cosa, però, te la dico: Betta è un mito! Nessuno di noi è stato tanto
a suo agio in quel buio pesto come lei…sembrava ci fosse già stata mille
volte! Non è mai andata a sbattere (io almeno 30 volte), non ha mai avuto
esitazioni nel riconoscere vari oggetti (io non li riconoscevo neanche
quando mi dicevano cos’erano)… e, per sua stessa ammissione, all’uscita,
senti cos’hanno sentito le mie povere orecche: “se per sfiga dovessi
perdere un senso, spero sia la vista: guai se perdessi il tatto, il gusto
o l’olfatto… la vista invece… beh, potrei farne a meno”
“STO-TO-TOC!!!!!”

Massimo rispetto.
Io, dal mio canto, ho una fobia in più: dopo il “cadere nel vuoto” e l’
“annegare”, da ieri c’è il “diventare cieca”.

Dulcis in fundo: ieri sera, prima di addormentarmi, ho aperto uno dei
libri appena comprati. Prima frase:
“I miei propositi per l’anno nuovo sono: aiutare i ciechi ad attraversare
la strada… … … “

STO-TO-TOC!!!

Piis en lòv,
n.

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