Sono decisamente in ritardo per la pubblicazione del report, ma non importa ciò che importa è che sono riuscita a salire il Gran Zebrù. No, no non sono salita dalla nord mi sono accontentata salendo dalla via normale che per le mie capacità la reputavo un’”impraticabile”. In realtà lo è quasi diventata a causa delle pessime condizioni del ghiacciaio.
Decidiamo di partire nel primo pomeriggio di venerdì 4 luglio cercando di evitare l’ascensione tra sabato e domenica.
L’appuntamento è con Roberto alle 13,30 ai soliti ananas di Cinisello, la direzione è il ghiacciaio dei Forni sopra Santa Caterina in Valfurva. In poco più di un’ora raggiungiamo il Rifugio Pizzini a 2706m. s.l.m. punto di partenza per la via normale del Gran Zebrù 3.815m.. Ad attenderci per la cena ci sono i simpatici ragazzi del CAI di Lodi, mentre Francesco e Giovanni ci raggiungeranno direttamente il sabato mattino prestissimo al rifugio.
Francesco e Giovanni matti come cavalli dopo una settimana di lavoro partono dopo aver mangiato un boccone da Lodi alle 23,00 e alle 2,00 del sabato sono ai Forni, alle 3,15 pronti per la colazione tutti insieme al rifugio e alle 4,00 partiamo per attaccare la cima, il dislivello è di 1.110m.. Bella levataccia per noi che partiamo dal rifugio figuratevi per Fra e Gio che hanno viaggiato e non hanno nemmeno dormito.
Le condizioni apparentemente sembrano buone in realtà superato “Il collo di bottiglia” il canalino più temuto e a mio parere forse il meno pericoloso attacchiamo la salita più impegnativa in pessime condizioni, pochissima neve e alle 6,00 del mattino lungo la via già scorre acqua sotto i nostri piedi, sopra al ruscello il ghiaccio vivo non si può fare a meno di piantare la picca ed assicurarsi che tenga nella maniera più assolua, ahimè come sarà il ritorno??
La mia cordata con Roberto e Francesco e le altre 3 dei lodigiani e cremaschi procedono bene, Francesco ad un centinaio di metri dalla cima comincia ad accusare un po’ di stanchezza ma da capocordata non molla un attimo, è un grande e a passi lenti e continui raggiungiamo la spettacolare crestina aerea con vista sulla parete nord. Con un po’ di difficoltà a causa delle pessime condizioni alle 7,45 ma con grande emozione raggiungiamo la vetta, non mancano lacrime di commozione, Francesco e Simone raccontano che l’anno scorso era tutta neve e le condizioni erano decisamente migliori, ora però ci aspetta la discesa dove sarebbe meglio evitare distrazioni. Ho pensato al peggio ma forse sono stata un po’ troppo pessimista, ci siamo assicurati in alcuni punti con chiodi da ghiaccio. Il traffico di numerose cordate di guide alpine con i propri clienti si è naturalmente formato laddove non vorresti che accadesse proprio sull’affilata cresta. Siamo di ritorno al Pizzini alle 11,00. Beh, niente male abbiamo fatto giornata anche oggi, 8 ore di intensa camminata adrenalinica.
Spuntino e dopo un meritato relax, io, Francesco e Roberto salutiamo gli amici della “bassa” qualcuno rimane per l’ascensione del Cevedale e prendiamo la strada per il rientro a casa. Francesco con notte in bianco programma una domenica di assoluto riposo, Roberto lo aspetta la moglie per il concerto di Ligabue, io torno a casa per smontare mobili e fare pacchi per il trasloco del giorno dopo. Anche domenica la sveglia suonerà molto presto ma ormai ci sono abituata.