Sintesi:
Federico (9 anni) compie la sua prima zingarata (canoa, montagna, ecc.) dopo un’inizio di vacanza organizzata … strafa fisicamente e torna guizzante e felice come solo i cuccioli (e i canoisti) sanno fare )) dopo aver percorso gole e raggiunto alte vette …
Versione estesa:
Sopravissuto alla lunga vacanza rieccomi qui fra voi per presentarvi un nuovo mito dell’outdoor … il “mì figliolo” di 9 anni: Federico in arte “Freon” e probabilmente futuro “Brianza Tourer”
Di ritorno da una settimana in Liguria con la mamma e successivamente da due settimane di Isola d’Elba (le classiche vacanze tutte organizzate e basate su residence + ombrellone con l’ausilio di qualche extra attività), Federico riporta le chiappe a casa sabato 23, non prima di aver compiuto l’apprendistato canoistico a bordo dell’ex canoa del Brianza, opportunamente modificata allo scopo di diventare un “guanto” su cui il medesimo potesse navigare e provare l’ebbrezza delle onde e delle risacche marine.
Ma resta una settimana di vacanze ancora tutta da gestire: papà e figlio in partenza per quella che a Freon era stata venduta tempo addietro come “la Barbonata” (classica vacanza gitana” con nessun programma, nessuna meta … insomma, niente di niente a parte una indicativa direzione di partenza) e che lui continuava a rivendicare come dovuta e necessaria.
Domenica 24: dopo avere vagliato Slovenia, Austria e Alto Adige si decide di puntare alla Francia ed in particolare alle gole dell’Ardèche, ma il bagaglio include, oltre a salvagente e costume da bagno anche materiale da campeggio (base), attrezzatura da trekking, abbigliamento minimale da sci (non si sa mai … in Francia ci sono le “Deux Alpes” ), una cassa di vettovaglie (fondamentali perché altrimenti il cuoco – cioè io – alla sera si annoia
) , varie, inutili … ed eventuali.
Lunedì 25: a soli 10 km dalla partenza (ossia dall’altra parte di Milano) ci si ferma a comprare sacchi letto e asciugamani (per eventuali pernottamenti in rifugi) nonché le scarpe da trekking ormai fuori misura ), ma ovviamente la “Barbonata” non prevede né luoghi né tempi e quindi la prima notte si opta per un bagnetto in Liguria e per una sosta decisa in loco poco prima del confine.
Martedì 26: Si riparte per raggiungere l’agognato Ardèche (loc. St Martin) nel primo pomeriggio.
Qui iniziano le rivelazioni: Federico (forse per raggiungere il giusto apporto di carboidrati per affrontare i 32 km di canoa che lo aspettano nei 2 giorni successivi) si spara un Kebab della dimensione di mezzo pugliese con dentro almeno 4 etti di carne ed una quantità analoga di patatine fritte (ndr: quantità stimate dal “local pusher” di kebab)!!
Visitiamo Aiguèze, prenotiamo il campeggio all’interno della gole (“la réservation est obligatoire”) e contattiamo coloro che ci dovranno fornire un sit-on-top per due (32 km sono 32 km e sono fermamente convinto che Fede non potrà gestirseli in autonomia … anzi sono mentalmente preparato a scorazzarmelo per un bel pezzo con le braccia a ciondoloni).
Dopo un bagno serale rigenerante si cena a cavallo della cesta dei viveri, si fanno due salti in notturna su un dinosauro gonfiabile (peccatoche la macchina fotografica fosse in tenda) e si passa la prima notte in auto … ormai la “Barbonata” è decollata” a pieno titolo.
Mercoledì 27 ore 11.30: bidoni stagni a bordo, pagaie in mano e dopo qualche km di semplici rapidine eccoci a “Pont d’Arc”, un arco naturale di oltre 30 metri che, complice una giornata spaziale, presenta sotto di sé una folla mostruosa. Lì Federico, da vero figlio di suo padre, dichiara: “… e meno male che non doveva esserci nessuno … ma poi se ne vanno , vero?” Risposta: “Assolutamente si” (in effetti tremavo al pensiero che tutti facessero la discesa integrale).
Man mano che si procede la gente diminuisce e dopo qualche km la folla non c’è più: il luogo è magico (me lo ricordavo solo con più acqua, ma va bene così), la temperatura ideale e la discesa fra rapidine, bagni a scopo ludico, prove di nuoto in corrente con e senza corda da lancio termina all’area attrezzata di “Gournier” dove campeggeremo in tenda sparandoci paté, pastasciuttona e dolcetti sotto una stellata da impazzimento.
Giovedì 28: sveglia, colazione, visita alla capanna del parco dove scopro che nella riserva ci sono anche i castori (con grande gioia di Federico che si è portato da Milano il castoro di peluche) e poi giù per l’altra metà del percorso nel corso della quale ci lanciamo in un paio di imbarchi svizzeri, facciamo altre prove con la corda da lancio (il pupo ci ha preso gusto), attraversiamo un campo naturista (P.S.: ancora una volta ho verificato che non tutti i campi naturisti garantiscono una bella vista ) e, con un gran vento a sfavore, procediamo fino allo sbarco dove ci aspettano crepes e gelati monumentali!
Nota al merito: Federico “NON HA MAI SMESSO DI PAGAIARE” … anzi ha continuato anche dopo!!!
Sono le 18.30, la panza è piena e lascio decidere a lui se spostarsi in serata verso la zona di Briançon o se rischiare di perdere la giornata successiva in viaggio … la risposta è inevitabile: Partiamo ora!!! Arriviamo al Camping du Lac a Eygliers (sede del famoso raduno estivo a cui io non sono mai stato) alle 22 circa ed il barista ci fa gentilmente accedere (la Reception osserva infatti degli orari assurdi : 9-12 e 16.30-18 … alla faccia del part-time !!!) … piazziamo la “tendautokitchencamper” e andiamo di Entrecote magistrale! Poi subito a nanna che il giorno dopo ci aspetta una cosa verso l’alto … si, ma cosa?
Venerdì 29: ci muoviamo in direzione Vallouise (in pieno parco naturale “Des Ecrins”); lì acquistiamo carte e libri sui trekking in zona e decidiamo al volo per un itinerario di media difficoltà. La partenza non è alle 14.30, ma poco ci manca (come da manuale): ci muoviamo dal rifugio “Pré de Madame Carle”, a monte di Ailefroide, quando ormai tutti sono sulla via del ritorno e siamo al rifugio du Glacier Blanc, posto sull’omonimo ghiacciaio in meno di tre ore (la meta effettiva l’abbiamo decisa al primo bivio scartando il Glacier Noire per le Glacier Blanc … un po’ come si fa davanti al cartellone dei gelati al bar! ).
Al rifugio mi si aprono nell’ordine cuore, cervello e stomaco:
- cuore, perché il posto è spettacolare: la Barre des Ecrins ed il Glacier Blanc, a due passi da noi sono grandiosi come tutto ciò che li/ci circonda.
- cervello perché penso “Ma che ci stiamo a fare a Milano quando il paradiso è così vicino?”
- Stomaco perché ci propongono un tortone di Mirtilli freschi come non ne vedevo da anni.
Il ritorno a valle è tardivo: ci accompagna una moltitudine di marmotte, la pace della sera, il fruscio del vento e lo scroscio delle acque che fuoriescono da tutte le lingue glaciali dei dintorni per riunirsi nel sottostante torrente St. Pierre. Ancora una volta si torna al campo base alle 10 dove ci si cucina risottino ai frutti di mare con antipasto di prosciutto dei Pirenei, il tutto sotto la solita pioggia di stelle (alcune anche cadenti) … Spettacolo!
Sabato 30: ultimo giorno … giornata di tutto riposo … Federico vota per un percorso avventura sugli alberi. Si spara percorso verde, blu, rosso e poi, non contento, ripete una seconda volta il Blu … io mi getto anche sul nero, per lui vietato, che ovviamente è la solita mazzata tutta a braccia (chissà poi perché tutte le volte mi vengono queste idee del @#$%!). Chiudiamo con visita alla valle della Byaisse e alle 19 siamo a Milano.
Vacanza finita? Noooooooooo! Subito in macelleria: acquisto salsicce e costine e si riparte alle 19.30 per una grigliata in onore di un amico di passaggio nelle terre natali del varesotto dopo un anno e mezzo di Cina … ovviamente Federico è al seguito, io ho un ricordo vago della strada e il contatto telefonico è impossibile … ma la grigliata, dopo qualche tentativo di avvicinamento fallito e alcuni colloqui al balcone con potenziali vicini di casa, risulterà comunque un successo
Concludendo: dopo circa 2000 km in auto in una settimana, 32 km di fiume, un ascesa alla base di un ghiacciaio, un parco avventura, svariate attività e visite al contorno, la mancanza assoluta di orari e programmi ho deciso che quello che si dice dei bambini è in buona parte falso e tendenzioso, infatti i bambini:
- vanno pazzi per dormire in auto (più che in tenda o in albergo)
- se li abitui in maniera naturale e divertente agli sforzi, in breve tempo ti danno la birra (e poi sono ‘zzzi tuoi).
- non hanno paura di nulla (e quella poche volte che ce l’hanno, se li incoraggi se la fanno passare mostrandoti subito dopo sorrisi a 32 denti … quelli mancanti spuntano per l’occasione!)
- non hanno orari, se si divertono sono peggio dei grandi ed ogni cosa stabilita può essere invertita
- sono zingari per definizione … mi sa che avevo ragione quando volevo optare per l’asilo nido dai ROM con un master dal titolo “Impara l’arte e mettila da parte”)!
- sono come le pile ricaricabili … improvvisamente si spengono, ma appena gli applichi un alimentatore modello “PCS” (Pappa-Cacca-Sonno) ripartono come schegge impazzite.
Ora non so più se sia meglio educare o diseducare i bambini alla vita civile, ma mi sa che opterò per la seconda )