Monte Serada in invernale

admin martedì, 30 marzo 2010 0


Le previsioni meteo incerte ci hanno lasciato il dubbio per tutta settimana ma venerdì sera abbiamo comunque deciso di affrontare la montagna in invernale. Avviso il Pante per telefono che nonostante la sua avanzata età e la salute cagionevole decide di unirsi a noi. Alle 8.15 siamo agli ananas di Cinisello, alle 8.45 al parcheggio della funivia dei Piani d’Erna. Il sole spelnde alto e la temperatura è perfetta. Riempiamo gli zaini, sfoderiamo le racchette e allacciamo le stringhe, si parte. 1300 metri circa di dislivello circa, dai 600 metri del parcheggio ai 1874 della cima del monte Serada, passando per il rifugio Azzoni. Il capogruppo Nico fa strada e ci propone un itinerario micologico alternativo che allungherà l’intero percoroso di circa 45 minuti ma il gruppo è tosto e la strada in eccedenza non pesa assolutamente sui quadricipiti degli alpinisti di bassa! Manmano che saliamo si notano innumerevoli lapidi ai margini del sentiero, incidenti mortali si sono verificati negli anni precedenti. A quota 1400 metri circa inizia la neve ed il percorso si fa decisamente difficile e pericoloso, sono tutti traversi esposti e spesso ghiacciati. L’attraversamento del canale Comera risulta essere abbastanza rischioso ma per fortuna è all’ombra e non da problemi, s’intravede una traccia che ci rassicura. Il solo splende alto nel cielo e la neve si fa mollee pesante, affondiamo fino al ginocchio ad ogni passo, la progressione è abbastanza faticosa e l’età del povero Pante si fa sentire, il suo zaino aumento di un chilo ad ogni passo. La Nico non molla, tira come no sherpa! Io scatto le foto e mi godo le discussioni fra i due alpinisti! Il vecchio non fa altro che lamentarsi mentre la guru gli smadonna in dialetto lecchese! Arriviamo in cresta, cadere significherebbe lasciarci le penne, alcuni passaggi di arrampicata sul II° rendono l’ascesa veramente impegnativa. Finalemente dopo aver raggirato la montagna intravediamo il rifugio, più o meno ad un centianio di metri sopra di noi, ancora una mezzora e dovremmo esserci. Sembra non arrivare mai, svetta rosso fiammante davani ai nostri occhi ma sembra proprio irraggiungibile. L’ultimo strappo verticale e finalmente tocchiamo tana! Pochi altri avventurosi sono appollaiati su al rifugio, scambiamo giusto 4 chiacchiere, ci cambiamo gli abiti fradici di sudore e c’infiliamo nel rifugio per scofanare un po’ di carboidrati. Dentro fa un freddo porco, la stufa è spenta! E non è tutto, pure la pasta fa schifo, il vino perfotuna si salva! Mangiamo in fretta per uscire il prima possibile dalla cella frigorifero e ritorniamo sul sentiero, mancano ancora un centianio di metri alla vetta. Velocemente raggiungiamo la croce per le solite foto di rito e poi ripartiamo subito per la discesa, il sole scalda parecchio e non vorremmo trovarci in serie difficoltà nella neve marcia. Siamo gli unici a scendere fino ai piani d’Erna, tutti scendono al Morterone, 600 metri sotto oppure prendono la funivia. Raggiriamo la vetta e siamo di nuovo sul versante di discesa, esposto a sud ovest, pieno sole. Il PAnte ed io ci esibiamo in una discesa di culo che risulta poi essere il modo più sicuro e veloce per scendere, il culo è gelato ma ce la spassiamo un po’. Anche la Nico si decide e si butta di culo giù lungo il pendio. Riprendiamo la traccia fino al famoso traverso sotto il canale Comera. Sono il primo a passare e fila tutto liscio, non si stacca nulla dalla cima. Passa la Nico ed infine il Pante. Nell’attraversare scorgiamo due personaggi che stanno risalendo il canalino alla conquista della vetta! Cazzo, sono le 15.30 ed il solo picchia di bestia ma dove accidenti vanno sti due coglioni?!?!?!? Poco dopo sentiamo gridare, non capiamo se scherzano o cos’altro. Boh?!?! Dopo una decina di minuti passa sopra le nostre teste l’elicottero del 118 e s’infila nel canalino. Consci del fatto che non avremmo potuto comunque far nulla se non mettere a rischio la nostro incolumità continuiamo a scendere con gli occhi rivolti al cielo. L’elicottero continua ad entrare e d uscire dal canale… Un sigore più a valle dice che un paio d’escursionisti sono rimasti bloccati sulla ferrata Gamma2, chiusa per impraticabilità. Che siano per loro invece i soccorsi? Col nostro curioso dubbio continuiamo a scendere fino alle prima baite dove una signora ci racconta di aver visto prima calare i soccorritori e pi recuperare una barella ed un sacco nero, forse qualcuno ci ha proprio lasciato le penne. Raggiungiamo l’auto in meno di 3 ore, il Pante è distrutto, si trascina e si lamenta come un vecchio decrepito, quella che considerava una gita da pensionati lo ha veramente provato.
Abbiamo impiegato 7 ore per raggiungere la cima del monte Serada, per me una enorme soddisfazione, era la prima volta che affrontavo una ascesa di questo genere, la Nico veterana del Resegone era la prima volta che l’affrontava in invernale traendone enorme godimento, il Pante è un miracolato, le sue stanche ginocchia ed il debole cuore lo hanno accompagnato comunque fino all’auto, grande forza d’animo e fortuna aiutano sempre gli audaci!
Leggo oggi sulle cronache di Ballabio che il Resegone ha fatto la sua seconda vittima del mese di marzo, dopo il sacerdote precipitato in un precipizio il 17 marzo, sabato un polacco di 32 anni è morto nel discendere proprio il canale Comera. I due escursionisti che abbiamo visto salire lungo il canale hanno trovato il cadavere dell’alpinista ed avvisato il 118.
Onestamente non ho molta esperienza in fatto di montagna ma vedendo il canale da sotto non mi sarebbe mai venuto in mente di percorrerlo nelle condizioni di sabato come probabilmente agli occhi di un alpinista gettarsi giù nel Gronda o nel Chiusella sarebbe da pazzi!
Sfidare i propri limiti ha un senso finchè non decidiamo di sfidare la natura!

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