“SYNTHESIS ZONE”:
- Preparazione materiale: la veglia dei forti
- Partenza 1810 – Arrivo … molto più in alto!
- Partecipanti: il solito corso SA-2 al gran completo … o quasi
- mai viste tante valangucce a debole coesione in un solo giorno!
- grande prestazioni di sci nautico (chi si ferma … in bocca al Cracken! )
- Clima mutevole!!!
- … e comunque insisto: in canoa fa più fresco!!!
“PER IL RESTO DEL MONDO”:
Come noto, quest’anno dopo ampi tentennamenti, mi sono iscritto al corso di Scialpinismo avanzato, nonostante ciò mi avrebbe fatto perdere almeno un mese di grande kayak. Quindi ormai sono in ballo e … ancora una volta mancano 20 minuti alle 2 del mattino; fra un ora e mezza suona la sveglia per ritentare un’incompiuta di due anni fa (Marzo 2008), ovvero la Testa del Rutor che attende fra poche ore l’attacco alla sua cima da parte del mitico corso SA-2 del 2010 (tutti inclusi).
Almeno 2/3 del corso e degli istruttori (ovvero furbi, saggi, fancazzisti, calati dall’alto, ecc.) sono già in loco sin dal sabato sera. Invece i rimanenti 5 idioti” (io, Mariano, Paolo, Simone e Arthur), impegnati sul lavoro o in gozzoviglie varie decidono per un appuntamentone alle 4.15 alla De Agostini, ma sotto-sotto c’è un motivo tecnico: in quota il sole picchia e se arrivi assonnato e hai gli occhi a fessura riduci il rischio congiuntivite (che trucco eh?))!!!
Non è neanche l’alba e ho “già terminato” la febbrile preparazione del materiale e dello schizzo di rotta con il supporto di carte e descrizioni che sembrano non azzeccarci nulla … anzi, direi che non ci azzeccano proprio! La fotocopia in mio possesso non ha curve di livello e sia le quote che i nomi non corrispondono a quanto presente sulla descrizione. Quindi con l’aiuto di Internet, di un’altra cartina 1:50000 e soprattutto del pendolino acquistato per corrispondenza dal mago Otelma, compongo un magistrale schizzo di rotta che, dura a crederci, il giorno dopo funzionerà!!!
Peccato che lungo il percorso decideremo di cambiare strada per spararci un bel canalino semiverticale con ramponi e picozza e che quindi l’ultima parte dei miei preziosi appunti cadranno nel dimenticatoio … ma non è un problema: elasticità mentale ed estro del momento possono risolvere qualsiasi difficoltà!
Alle 7 siamo all’attacco … eh si, forse un pò tardino, ma d’altra parte così è stato deciso e quindi …
Paolo tenta subito la burbata del giorno: durante la vestizione scopre nell’ordine di non avere né l’arva né i ramponi e crede di essere salvo, ma da una preziosa reliquia presente nell’auto di Renata (stiamo parlando delle mutande di Eta-Beta in versione vintage) escono entrambi gli oggetti e di conseguenza Paolo è fregato come tutti noi: gli tocca salire!
Da lì a poco scoprirà che l’arva ce l’aveva eccome e chissà … magari anche i ramponi!!! Eh-eh, grande Paolo!
La salita è lunga (sono circa 1.700 m. di dislivello con partenza da Bonne a 1.810 m. e arrivo a quota 3.48x … e x purtroppo non è un invariante!), il posto è favoloso e il sole ci accompagna per gran parte della gita, ma più si sale e più “La carogna” cerca di prenderci alle spalle: cumuli umidi cominciano a formarsi su tutte le cime circostanti e l’inquietante presenza grigiastra si presume ci aspetti dietro al crinale che nasconde l’ex Rifugio Scavarda (ora “Rif. degli angeli”) a quota 2912/16 (dipende dalle cartine ).
Temporaneamente graziati, “la carogna ci attende al varco: giunti al canalino (prevista variante della gita). Eh si, infatti più ci avviciniamo al canalino (pendenza stimata dal sottoscritto oscillante fra i 45 e i 70° … ditemi che mi sono sbagliato altrimenti mi monto la testa!) e più la gente armata di picozza e ramponi sparisce nel nulla, inghiottita in un sinistro ed avvolgente grigiore che ci esclude la vista della cima. C’è chi dice che saranno 30 m., chi dice 60 … chi 100 (secondo me sono 120/130), vabbé tanto prima o poi deve finire … non siamo mica sull’Everest!!!
Canticchiando “Andiam, andiam, andiamo ad arrampicar …” noi, ultimi 6 viandanti del gruppo (i nani erano 7, ma evidentemente ce ne siamo persi uno) estraiamo la picca e risaliamo il canalino che ci porterà in cima (praticamente ormai una scala a pioli). Paolo parte per la tangente con un unica mira: arrivare su prima per evitare di saltare “siesta e sosta” (fuuuurbo)! io e Simone chiudiamo il gruppo e all’arrivo la festa è già finita: su c’è la stessa visibilità media che in Val Padana 35/40 anni fa in Novembre (chi c’era sa di cosa si parla): non si vede quasi una sega e la via che si pensava di fare per scendere … ormai ce la siamo giocata. In compenso, dopo una prima parte di discesa su un’orrenda neve più che mista che cambia ogni 5 metri (blocchi, umida, crosta, … insomma, tutta esperienza), ci aspetta una magnifica session di sci nautico giù per un canalino che ci offre, oltre alle ovvie tracce di mille e non più mille micro-valanghe di fondo, qualche distacco “poco spontaneo” di neve umida … sembra di essere a Sarno, però è tutto bianco!!!
Il motto è: “vi sentite ottimi scialpinisti?”
La risposta unanime: “Lo scopriremo vivendo, … tanto in un modo o nell’altro in fondo ci si arriva tutti, al limite con lo scioglimento!!!” E allora giù …
La neve umida colpisce alla cieca: Luca ad un certo punto si inabissa fino alle ginocchia e il suo sci, dopo ampie ricerche condotte agli antipodi da me e Umberto, ritorna autografato da un neozelandese! Paolo si esibisce in back-flip con immersione finale che gli da coscienza di essere ormai un invertebrato (pare che le vertebre cervicali le abbia lasciate a casa nel comodino); qualcuno pensa di essere alle terme e si immerge nella neve mentre una micro valanga lo sfiora di qualche metro … in alcuni punti fermarsi equivale ad affondare nelle sabbie mobili (pare che, come nei meglio film horror ci siano tante piccole manine che tendono a trascinarti verso il basso), ma ogni bel gioco dura poco e, ormai dediti all’acquaplaning, decidiamo di sparire in velocità.
Un ultimo obbligato traverso su un pendio breve, ma anche discretamente instabile, ci separa dalla stradina che ci riporterà a Bonne e lì, dopo gli ultimi scarichi, il gioco è fatto.
Si fa la conta delle vesciche, dei muscoli che si era dimenticato di possedere e di quanti litri di birra ci aspettano dopodiché inizia la devastazione del bar che ha la sventura di ospitarci: io da tento un numero magico cercando di versare un’intera brocca d’acqua in un calice da Vin Santo e chissà come mai l’esperimento non riesce! Quindi, non contento, rompo immediatamente un altro bicchiere con un abile colpo d’anca (una vera odalisca) … mi sa che se fossimo rimasti lì ancora un pò avremmo rischiato veramente la pelle … altro che valanghe!
Nota del Giorno: Giacomo tenta di cooptare Umberto come “istruttoraccomapagnator” per le prossime gite … ma lo avrà convinto? Vedremo!!!
Un ringraziamento, come al solito a tutti i partecipanti di qualsiasi livello e grado
Alla prox
Giorgio (JC)