Due fenomeni in cerca di guai

admin mercoledì, 19 maggio 2010 0


Grande domenica pomeriggio all’insegna dell’autodistruzione!
Il programma originale del mio pomeriggio valsesiano prevedeva l’installazione degli striscioni del VRC ed una discesa tranquilla con GG, e poi chiudere la giornata con la Vevera.
Se non che, mentre ci stavamo preparando per l’Alpin Sprint, siamo stati raggiunti da Claudio Tedoldi e Remo, intenzionatissimi a fare Mollia dopo l’Alpin.
Io e GG ci siamo guardati……. IDEONA… e se ci aggregassimo? In fondo il livello è piuttosto basso (SEMBRAVA), e poi se non si fa quando c’è Tedoldi, quando la si fa?
In effetti la discesa dell’Alpin mi aveva già messo in guardia: 2 eskimi su un tratto che conosco come le mie tasche testimoniano un forma un po’ arrugginita, ma poi, dopo qualche tentennamento, decido di farla.
Claudio e Remo, precisissimi, ci indicano la via e i riferimenti da tenere. Tutto chiaro. Chiedo a Claudio: “e il buco alla fine?” ” tranquillo, quello ti molla”
Ok, con questa ultima rassicurazione Claudio scende la prima metà e si ferma in una morticina a far sicura, prima del salto/scivolone che immette nella parte finale.
Io osservo e rompo gli indugi. Boof a dx del ferro di cavallo, tagliare deciso a sx per prendere la seconda lingua a dx del ramo di sx, saltino, e arrivo nella morta di Claudio. E qui c’è stato il quiproquo. Io avevo capito che, visto che il buco alla fine “non teneva”, lui sarebbe rimasto in sicura lì ed io dovevo continuare fin sotto. Lui invece pensava che ci fermassimo tutti a metà e poi lui avrebbe aperto il secondo tratto.
Insomma, in sostanza ho proseguito la rapida. E nel secondo tratto mi sono reso conto che il livello non era ffatto basso. Il sasso al centro dello scivolo finale, quello dove s’è incravattato Marcello quando era sceso con la bullet cam, era coperto d’acqua tanto che ci ho buffato sopra. Il problema a quel punto è stato uno sbilanciamento che mi ha costretto ad un appoggio alto, e così quando sono arrivato sull’ultima soglia la mia posizione era completamente sbagliata: tutto a dx (lì si deve stare a sx) e non in grado di buffare.
Il risultato e che sono stato ciucciato dal buco sotto il ponte e ci ho girato dentro un po’ prima di venirne fuori. Vero che ti sputa, ma il biglietto te lo fa pagare per intero!!!! E devi nuotare verso il fondo per trovare l’uscita.
Un grosso grazie a Remo che si è sparato le stufe in solitaria per correre dietro alla mia canoa, e recuperarla intatta.
GG, dopo aver visto il mio bagno, decide che è meglio caricare la canoa in spalla e venire fuori.
Non paghi delle nostre gesta, ci rechiamo sulle sponde della Vevera, come da programma originale. Il livello è sceso ed è navigabile. A dire il vero, una volta dentro, mi rendo conto che è un filo più alto di quando l’avevamo fatto in prima.
Così, dopo i primi divertenti e semplici salti, arriviamo al nr.8: “la bestia”
E qui si nota proprio che il livello è un po’ più alto. Mentre infatti l’altra volta in 3 siamo passati senza urtare la roccia davanti alla cascata, questa volta tutti e due pigliamo delle puntate tremende.
Per fortuna i nostri kayak sono robusti, ed il puntapiedi assorbe bene.
GG si gira e finisce nell’intrico di rami, esattamente come era successo a me la volta precedente. E così paga giustamente il biglietto e si rinfresca un po’.
Da quel punto in avanti è tutto divertimento puro. I tre saltini all’uscita della goletta ci deliziano, e poi il doppio salto finale, con il suo ritorno nella pozza intermedia, ci fa penare un po’. E’ il modo simpatico della Vevera per ricordarci, prima di salutarci, che è piccola, ma bastarda.

Ciao a tutti,

Ste

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